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Welfare aziendale e lavoro. Una delicata ripartenza post Covid-19

Il welfare aziendale può giocare un ruolo significativo e le nuove modalità di lavoro se non bilanciate possono generare disparità fra i lavoratori con il rischio di far emergere fragilità in una fase di alta competizione nei mercati. È evidente il bisogno di motivazione e appartenenza che metta a fuoco le prossime sfide per aziende e lavoratori. Questi alcuni temi esposti il 24 marzo a seguito della presentazione del 4° Rapporto Censis-Eudaimon con il contributo di Credem, Edison e Michelin.

Sentimento dei lavoratori

Tre italiani su quattro impiegati nel privato sono impauriti per il loro futuro e temono di ritrovarsi presto disoccupati. In particolare, questo sentimento appartiene a 4,6 milioni di lavoratori che pensano di dover accettare tagli sulle retribuzioni, 4,4 milioni di restare disoccupati, 3,6 milioni di cambiare lavoro e 4,5 milioni di lavorare di più. Lo stato d’ansia coinvolge 9,4 milioni di lavoratori nonostante sia stato stabilito per decreto il blocco dei licenziamenti.

Ottimismo delle aziende

L’ottimismo delle aziende per una ripresa a seguito della pandemia si contrappone all’oscuro sentimento dei lavoratori. L’87% dei responsabili aziendali intervistati dal Censis guarda con fiducia al futuro e lo dimostra con gli stati d’animo prevalenti: voglia di fare (62,2%), speranza (33,7%) e coesione interna (30,1%). Un futuro possibile orientato al recupero di fatturato e quote di mercato (76%) e alla sfida della transizione digitale (36,2%). La fiducia delle aziende stupisce ancora di più poiché il 68,7% di esse ha registrato notevoli perdite di fatturato dopo il lockdown della scorsa primavera.

La doppia faccia del lavoro agile

Il lavoro da casa – nonostante sia oggetto di valutazione soggettiva – è apprezzato da chi lo pratica e temuto da chi non può permetterselo. È apprezzato dal 52,4% di chi lo pratica ma è una minaccia per il 64,4% di chi lavora in presenza. Così i timori sul futuro sono diversificati: il 33,5% dei lavoratori teme di dover tornare a lavorare sempre e solo in presenza, il 18,2% di lavorare di più in smart working. Numeri che confermano un rapporto soggettivo con il lavoro a distanza che imporrà il ricorso a modelli ibridi bilanciati tra le due modalità e soprattutto ritagliati in base alle specifiche necessità dei lavoratori. Il 31,6% dei lavoratori ha sperimentato il lavoro da remoto: il 51,5% dei dirigenti, il 34,3% degli impiegati e il 12,3% degli operai. Per il lavoro a distanza vengono espressi giudizi controversi, infatti il 52,4% degli smartworker lo apprezza e vorrebbe che restasse in futuro, mentre il 64,4% di chi lavora in presenza lo teme. Per il 37% degli smartworker il lavoro è rimasto uguale, mentre per il 35,5% è peggiorato e per il 27,5% è migliorato. Tuttavia, per 4 lavoratori su 10 il lavoro da casa genera forti disuguaglianze e divisioni all’interno dell’azienda. In concreto lo scenario futuro nel mondo del lavoro sarà contrassegnato da resistenze culturali, nuove modalità imposte dal digitale e dicotomia tra aziende proiettate verso obiettivi di mercato e lavoratori ripiegati su paure e richieste di nuove certezze.

Il potenziale economico del welfare aziendale

Il welfare aziendale se fosse adottato da tutte le imprese del settore privato, il valore economico potrebbe raggiungere 53 miliardi di euro. I benefici aziendali sarebbero pari a 34 miliardi, tra vantaggi fiscali e possibili incrementi di produttività. Per ogni lavoratore il beneficio sarebbe pari a una mensilità in più all’anno, per un totale di 19 miliardi. Per l’87,2% delle aziende il welfare aziendale sarà decisivo in futuro, infatti per il 52% migliorerebbe la coesione interna dei lavoratori sempre più diversificati nelle modalità di lavoro e per il 35,2% renderebbe disponibili servizi di welfare utili e strumenti di formazione per trasferire nuove competenze ai lavoratori. In definitiva aziende e lavoratori si trovano d’accordo nel welfare aziendale: il 77,4% di loro vorrebbe sia potenziato in azienda, il dato tocca l’83,1% tra i dirigenti, all’82,1% tra gli impiegati e scende al 61% tra gli operai.

Rapporto Censis-Eudaimon

Il Rapporto Censis-Eudaimon sul welfare aziendale è stato commentato da Francesco Maietta, responsabile dell’Area Politiche sociali del Censis, da Alberto Perfumo, Amministratore Delegato di Eudaimon, Claudio Durigon, Sottosegretario del Ministero dell’Economia e delle Finanze, Luigi Sbarra, Segretario Generale della Cisl, Debora Serracchiani, Presidente della XI Commissione Lavoro Pubblico e Privato della Camera dei deputati, e Massimiliano Valerii, Direttore Generale del Censis.

Cristina Montagni

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