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Gli italiani e la povertà educativa minorile

Due terzi degli italiani dichiara di aver sentito parlare di povertà educativa minorile. Nella percezione dei cittadini, è la disattenzione dei genitori (76%) la principale causa di povertà educativa dei minori. Per 9 italiani su 10 è un fenomeno grave, per l’83% degli intervistati le azioni di contrasto sono importanti per lo sviluppo del Paese. La scuola da sola non basta e la responsabilità della crescita dei minori coinvolge tutta la comunità (46%).

Con i bambini

In occasione della Giornata internazionale dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza che ricorrerà il 20 novembre, l’impresa sociale Con i Bambini il 18 novembre ha presentato un’indagine realizzata da Demopolis “Gli italiani e la povertà educativa minorile” sulla percezione del fenomeno della povertà educativa nel nostro Paese. A commentare i risultati erano Stefano Buffagni, presidente del comitato di indirizzo strategico del Fondo; Francesco Profumo, presidente di Acri; Claudia Fiaschi, portavoce del Forum Nazionale del Terzo Settore; Pietro Vento, direttore di Demopolis e Carlo Borgomeo, presidente di Con i Bambini.

Il Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile nasce da una collaborazione tra le Fondazioni bancarie rappresentate da Acri, il Forum Nazionale del Terzo Settore e il Governo che sostengono interventi per rimuovere gli ostacoli di natura economica, sociale e culturale che impediscono la fruizione dei processi educativi da parte dei minori. In tre anni il Fondo ha presentato più di 355 progetti in tutta Italia con un contributo di circa 281 milioni di euro. Gli interventi interessano oltre 480 mila bambini e ragazzi, insieme alle famiglie che vivono in condizione di disagio, coinvolgendo 8 mila organizzazioni, tra Terzo settore, scuole, enti pubblici e privati.

povertà educativa Con i bambini

Risultati dell’indagine demoscopica Demopolis

La povertà educativa è strettamente legata a quella economica, come viene dichiarato dal 64% degli italiani, ma il fenomeno ha radici più ampie. Per l’opinione pubblica la disattenzione dei genitori (76%) è la principale causa del fenomeno e due intervistati su tre citano le condizioni di disagio sociale (67%), di svantaggio economico (64%) e di conflittualità familiare (62%). Inoltre, il 59% degli intervistati segnala il degrado dei quartieri di residenza fra le cause primarie della povertà educativa e uno su due segnala una frequenza scolastica irregolare, stimoli inadeguati, scarse occasioni culturali e del tempo libero e un uso eccessivo dei social network. Per la maggior parte degli intervistati la povertà educativa minorile è un fenomeno grave che incide direttamente sullo sviluppo del Paese. Credere però che sia un fenomeno che riguarda solo il Sud (63%) o gli adolescenti (56%) è un errore di valutazione: la povertà educativa, seppur marcata in molte aree meridionali e tra i giovanissimi, riguarda tutto il Paese e intacca il futuro dei ragazzi già dalla prima infanzia.

Il 68% degli italiani dichiara di aver sentito parlare di povertà educativa minorile, anche se il 25% degli intervistati ammette di non sapere di che cosa si tratti. Un quarto del paese pensa che tra i fattori di causa vi è il mancato accesso agli asili nido e ai servizi per l’infanzia. Le maggiori preoccupazioni degli italiani, con riferimento ai minori, si riferiscono a fenomeni per lo più adolescenziali: la dipendenza da smartphone e tablet (66%); bullismo o violenza (61%); la crescente diffusione della droga (56%) e l’aggressività nei comportamenti (52%).

In un contesto in cui le disuguaglianze sociali ed economiche continuano ad aumentare, per il 63% degli italiani le probabilità di un ragazzo nato da una famiglia a basso reddito di avere successo sono più basse rispetto a 20 o 30 anni fa. Inoltre, secondo l’indagine, solo l’11% degli intervistati concorda che la scuola sia l’unica soluzione deputata alla crescita dei ragazzi, mentre emerge una nuova consapevolezza all’interno dell’opinione pubblica, e cioè che la responsabilità della crescita dei minori è di tutta la comunità (46%). L’indagine ha anche confermato che solo metà dei ragazzi, negli ultimi 12 mesi, ha partecipato a spettacoli, cinema o teatri e il 58% del campione ha dichiarato che i figli, nell’ultimo anno non hanno letto libri e il 72% non ha potuto fruire del tempo pieno a scuola. Meno di un quinto, infine, ha frequentato l’asilo nido per il funzionamento e la compensazione delle dinamiche familiari.

Dichiarazioni dei rappresentanti del Terzo settore

Il Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile rappresenta un’innovazione per il paese, per dare un futuro ai minori e alle famiglie – ha dichiarato il vice ministro Stefano Buffagni. “È inaccettabile che 1 milione e 200 mila minori siano costretti a vivere sotto la soglia di povertà e che un numero maggiore di ragazzi abbiano negate le opportunità di costruire un domani migliore”. “Il Governo per permettere alle famiglie di uscire da questa condizione” ha spiegato Claudia Fiaschi “sta sostenendo interventi concreti sul territorio rafforzando il ruolo delle comunità educanti. E una delle questioni più gravi che riguardano bambini e ragazzi di oggi è la mancanza di pari opportunità nell’accesso ai servizi”. I numeri sulla povertà educativa minorile nel nostro Paese sono in forte crescita. Nel 2005 era assolutamente povero il 3,9% dei minori di 18 anni, un decennio dopo la percentuale di bambini e adolescenti in povertà è triplicata, attualmente supera il 12%. Il Terzo settore ha un ruolo di primo piano nel rifondare una cultura educativa che accompagni l’inserimento delle nuove generazioni nelle comunità, offrendo un miglioramento delle condizioni di vita ed una prospettiva migliore per le famiglie e i ragazzi italiani.

Cristina Montagni

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