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SMART HUMAN CITY. Analisi FIDAPA BPW ITALY per un futuro inclusivo ed economicamente sostenibile

Fidapa BPW Italy e la Consigliera di Parità della Città Metropolitana di Roma, Gianna Baldoni, l’8 giugno nella seicentesca dimora storica di Villa Altieri, hanno condiviso forti valori comuni al convegno “Pillole di coscienza collettiva: innovazione etica per l’abitare sostenibile”.

VILLA ALTIERI – ROMA

Un’occasione per pianificare i futuri effetti socio-economici in una città complessa come Roma, punto di riferimento per i cittadini che la abitano. A Roma, la Consigliera di Parità svolge infatti un ruolo cruciale per raggiungere la parità di genere con la promozione di buone prassi, formazione e informazione, guardando in particolare alle discriminazioni nei luoghi di lavoro con il controllo delle quote nelle amministrazioni locali.

La città un laboratorio di rigenerazione umana

Al seminario, curato da Rossella Poce, rappresentante FIDAPA BPW Italy, LEF Italia, sono intervenute studiose/i in vari campi dell’architettura, scienza, economia, sociologia e comunicazione per tracciare un nuovo sapere critico in grado di sostenere un sistema produttivo inclusivo ed economicamente sostenibile coinvolgendo le giovani donne negli studi scientifici. I relatori hanno ragionato sulla centralità della città – perno della vita delle persone – non solo come spazio in cui vivere, ma territorio intorno al quale costruire l’identità di un individuo. Identità che cresce all’interno di un laboratorio di rigenerazione umana dove interagiscono relazioni umane, parità di genere, benessere degli individui, scienza e innovazione. Dal confronto sono emersi spunti su come recuperare un sano principio etico e come la città si può trasformare in un contenitore di energie per giungere ad una vita sociale meno precaria grazie alla costruzione di nuove regole per vivere meglio.

Visioni e strategie per il benessere delle persone

La tendenza all’urbanizzazione delle popolazioni è in crescita anche in paesi meno sviluppati dove si concentra l’80% della popolazione mondiale. Nel 2018 un rapporto delle Nazioni Unite stimava che nel 2050 il 70% della popolazione mondiale avrebbe popolato le città: l’Italia ha raggiunto questo traguardo grazie alla forte correlazione tra popolazione urbana e PIL pro-capite. Lo scenario conduce quindi ad una visione diversa nella costruzione di una città sostenibile, orientata al benessere e alla qualità della vita delle persone. L’obiettivo per una città sana e solidale è attuare interventi orientati alla tutela ambientale, all’innovazione, alla sostenibilità economica, all’inclusione sociale e alla partecipazione attiva dei cittadini; giovani e donne. Occorre un approccio multidisciplinare ed un piano strategico per le città metropolitane che oltre a dotarsi di un networking tra politiche pubbliche e scienza, ha necessità di un uso più efficace dell’intelligenza artificiale per coniugare crescita economica, inclusione, equità e tutela ambientale. Affrontare le sfide globali significa investire in competenze per trasformare il futuro; e nel progettare le città è imprescindibile il lavoro delle donne che devono essere sostenute con strumenti di conciliazione vita-lavoro ed attrarre talenti femminili stimolando le carriere STEM a forte caratterizzazione scientifica e tecnologica.

Coscienza collettiva e sensibilità, skills per riscattare lo spazio pubblico

I cittadini sono gruppi di persone che esercitano i loro diritti attraverso la cittadinanza e nell’abitare un luogo appare chiaro il concetto di libertà e diritto. Coscienza collettiva, consapevolezza e sensibilità sono skills che servono per formare una cives. La sostenibilità perde dunque efficacia se non c’è la componente umana, elemento vitale insieme alle relazioni sociali per la crescita della città. Il concetto di città agile deve quindi includere la parola human e trasformarsi in smart human city in grado di relazionarsi con gli altri. Essa ha l’obiettivo di riscattare lo spazio pubblico, luogo nel quale riversare desideri e sogni in uno spazio aperto. Per concludere responsabilità e interdisciplinarità devono convivere affinché la città evolva nella convinzione che le “masse” muovendosi orientano umori, sentimenti e criticità.

Sostenibilità non è solo una questione di impatto

È possibile pensare alla città come una struttura conservativa fatta di energia e guidata da “animali sociali” che per sopravvivere si trasforma in habitat. La seconda e terza struttura conservativa è costituita dalla tecnologia e dall’umano; riferimento per le organizzazioni di tutti gli habitat e di tutte le città. Oggi, parlare di sostenibilità non è solo una questione di impatto, significa analizzare il fenomeno su tre parametri: habitat, tecnologia ed essere umano dove in futuro sarà necessario raggiungere un punto di equilibrio fra questi elementi.

Modello circolare unico cambiamento possibile

Ragionare su modelli di produzione di spesa significa concentrare l’attenzione su tre direttrici: regole di comando e controllo che provengono dalla società, incentivi alla spesa pubblica che definiscono modelli di produzione di spesa e promozione della responsabilità sociale provenienti dal basso. Occorre pertanto chiedersi qual è il compito dell’innovazione etica e come perseguire il benessere sociale, economico ed ambientale per raggiungere l’equità intergenerazionale. Ciò è possibile solo promuovendo un ‘economia circolare capace di sostenere modelli di spesa etici (standard di qualità, tipo di prodotto, prossimità al consumo, innovazione negli stili di vita, etc). Questa innovazione diventa etica solo se riesce ad incidere sulla sostenibilità impattando positivamente sul benessere degli individui. Tra le sfide dell’Agenda 20-30, la lotta al cambiamento climatico (Goal 13) è il settore che desta maggiore preoccupazione; occorre perciò analizzare i settori responsabili (agricoltura, mobilità, energia) ed affrontare l’innovazione etica applicando modelli di produzione di spesa delle famiglie per contrastare il cambiamento ambientale. I futuri sistemi di consumo dovranno ispirarsi al modello circolare e l’innovazione etica offrirà a famiglie e imprese processi di produzione e spesa responsabili.

Progetto “Una città per bambini e bambine” UCBB. Testimonianza della città a misura di bambino

Il progetto “Una città per bambini e bambine”, realizzato da un gruppo di professionisti a Settimo Torinese durante la pandemia, ha analizzato la città attraverso gli occhi dei giovani (14-17 anni) spesso esclusi dai processi decisionali. I ragazzi diventano riferimento per una città aperta alle esigenze di tutti. Diverse le motivazioni per realizzare l’indagine: approfondire l’evoluzione delle città, capire come nel tempo hanno perso la caratteristica di luoghi di incontro, sia in termini di autonomia di movimento che opportunità di crescita attraverso il gioco. In breve dalla testimonianza emerge con forza l’ascolto dei giovani; solo loro possono cambiare il paradigma e sviluppare all’interno della comunità una maggiore sensibilità coinvolgendo istituzioni e forze produttive di un territorio.

Cristina Montagni

Relatori al convegno:

Consigliera di Parità della Città Metropolitana di Roma Gianna Baldoni, Istituto Nazionale di Fisica Nucleare Lucia Votano, Presidente IN/Arch Triveneto Lucia Krasovec-Lucas, Epistemiologo, Direttore scientifico LIS Università Federico II Alessandro Ceci, Presidente Fondazione Simone Cesaretti, Gian Paolo Cesaretti, Progetto “Una città per bambini e bambine” Aquilina Olleia.

Interventi istituzionali:

Presidente Nazionale FIDAPA BPW-Italy Fiammetta Perrone, Presidente del Distretto Centro di FIDAPA BPW Italy Anna Maria Turchetti, Presidente LEF Italia Maria Ludovica Bottarelli Leali, Commissione parità di genere OAR Ilaria Olivieri, Coordinatore Nazionale IN/Arch Beatrice Fumarola, Rappresentante FIDAPA BPW-Italy – LEF Italia Rossella Poce

BIO: Fidapa BPW Italy è un movimento di opinione indipendente, senza scopo di lucro, composto da 11mila socie in Italia e appartenente alla International Federation of Business and Professional Women. È costituito da donne senza distinzione di etnie, orientamenti politici e valorizza nella società le competenze delle donne con varie attività sociali e culturali per contrastare le disuguaglianze e le disparità di genere che sorgono durante le attività. Le associate, presenti in 300 sezioni, insieme alle rappresentanti dei vari distretti sono attive al Parlamento Europeo e in varie organizzazioni internazionali ponendosi a difesa delle donne per combattere ogni forma di discriminazione.

Io-collettivo, la voce dei corpi intermedi

I corpi intermedi per il rapporto con cittadini, imprese e pubblica amministrazione, sono comunità fortemente coese che proiettano il loro futuro verso la riduzione dei rischi sociali, costruzione di un io collettivo puntando sull’ambiente, cultura e realizzazione dei singoli e del popolo.

Questi alcuni temi trattati a fine febbraio a Roma al Cnel durante la presentazione “Una società di persone. I corpi intermedi nella democrazia di oggi e di domani” a cura di Franco Bassanini, Tiziano Treu e Giorgio Vittadini congiuntamente al Rapporto Censis “Destinazione Cosenza. La valorizzazione del territorio della provincia di Cosenza attraverso l’analisi delle vocazioni produttive e degli orientamenti della domanda interna ed esterna”.

Franco Bassanini (Presidente Fondazione Astrid)

Ruolo dei corpi intermedi nella società

“Le realtà dei corpi intermedi sono indispensabili per la diffusione e il radicamento del tessuto produttivo nella società italiana” ha detto Franco Bassanini. “La società sarebbe più povera senza essi perché manifestano le potenzialità delle persone, non operano in modo isolato ma sono “pezzi” di comunità che sviluppano una propria personalità”. “Oggi” ha sostenuto Bassanini “siamo difronte ad un sistema democratico costituito da forti regole costituzionali dove emerge una crisi di fiducia da parte della popolazione; quindi, il rilancio della democrazia deve passare per la rivitalizzazione delle comunità intermedie, il riconoscimento del loro ruolo che non si sovrappone ai partiti ma risponde ad una riforma del sistema politico”. Queste comunità, portatrici di valori ed interessi comuni, hanno il pregio di incidere sulle azioni e programmi dei partiti, operare scelte non legate ad episodi emotivi e non forzate da leader carismatici che spingono al consenso con messaggi non motivati. Il loro rilancio – giacché espressione di convergenze economiche, culturali, sociali, religiose ed etiche – costituisce un valore per riconquistare legittimazione e riconoscimento del sistema democratico.

Tiziano Treu (Presidente CNEL)

Dal Welfare State al Welfare Community

I corpi intermedi durante l’emergenza sanitaria oltre ad aver tutelato la coesione sociale hanno risvegliato i valori dell’integrazione con il sostegno a persone deboli, bisognose e fragili. Queste comunità secondo Treu hanno sostenuto lo Stato con azioni d’intervento e sono state capaci di imprimere un assetto diverso al welfare e al sistema di protezione sociale. “Il Welfare State sta virando verso il Welfare Community con attività di promozione sociale non solo nelle strutture statali ma anche nelle strutture associative sussidiarie” ha aggiunto Treu. “Tali azioni” aggiunge “hanno suggerito una strada nuova portando alla luce bisogni che devono essere raccolti per (ri)definire un welfare in grado di affrontare una nuova era storica. C’è poi la questione economica. Dalla pandemia occorre uscire attingendo alle risorse del Next Generation EU per costruire un paradigma economico-sostenibile, rispettoso dell’ambiente e socialmente equo. “In tale scenario” conclude il presidente del Cnel “sarà indispensabile coinvolgere i corpi intermedi, così come viene richiamato anche nel regolamento della Commissione Europea per costruire un modello nuovo di sviluppo”.  

Giuseppe Tripoli (Segretario generale Unioncamere)

Non solo Stato, Regioni ed Enti Locali

Nel PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza) convivono due anime: l’esigenza di compiere le trasformazioni dettate dal piano (63 riforme, 134 investimenti, 527 Goals al 2026) e mettere in atto un processo trasformatore richiesto all’interno della società e nella vita del nostro Paese. Così Tripodi afferma che non basta puntare sulla macchina amministrativa dello Stato, Regioni ed Enti locali, ma è necessario coinvolgere il Terzo Settore, associazioni e sindacati per realizzare la transizione ecologica, tecnologica e sostenibile.

Giorgio De Rita (Segretario generale Centro Studi Investimenti Sociali- CENSIS)

Rapporto Censis: destinazione Cosenza

Il segretario generale del Censis Giorgio De Rita, nell’illustrare il Rapporto osserva che oggi assistiamo ad un impoverimento dei corpi intermedi e della coesione sociale. “È difficile pensare a progetti in termini economici senza pensare di avere un’altra “gamba” sul piano sociale”. Un elemento di forza delle realtà territoriali è la capacità di fare network attivando programmi di sviluppo e rafforzando un’identità complessiva. Con questo spirito il Rapporto ha analizzato il territorio della provincia di Cosenza, le specificità e gli elementi peculiari in termini di fragilità e forza.

Analisi delle fragilità e punti di forza

Tra le fragilità – dice De Rita – ci sono quelle demografiche. L’inverno demografico nel nostro Paese ha toccato elevati tassi di denatalità (al di sotto di 1 figlio per donna in età fertile) e la città di Cosenza ha un indice di ricambio generazionale più basso rispetto alla regione Calabria (75%), segnale che espone il territorio ad un progressivo invecchiamento. Altre complessità riguardano le infrastrutture (tecnologia, accessibilità ai servizi, viabilità, etc) e un indice alle export poco sopra l’1%, così come altri settori all’esportazione che sfiorano il 4% contro il 14% dell’intero territorio calabro. Vi è poi una scarsa attrattività del turismo straniero nonostante strutture adeguate. Il territorio, perciò, fa i conti con le debolezze strutturali tipiche dell’Italia del mezzogiorno che si aggravano nel cosentino.

Prospettive di crescita ma la “strada è fare insieme”

I fattori positivi del territorio sono il settore ortofrutticolo e l’agricoltura, dove esiste un sistema in grado di competere a livello nazionale ed internazionale. Infatti, il comparto ortofrutticolo pone Cosenza la decima provincia italiana per capacità produttiva in termini di export dopo Trento e Bolzano. Altro comparto rilevante riguarda il Food and Wine, qui il tasso di crescita della provincia cosentina è doppio rispetto la media regionale con prospettive positive nell’agroalimentare. C’è anche la dimensione culturale e turistica; lo sviluppo crescente del settore culturale nella provincia calabra è fra i più elevati del mezzogiorno per la presenza di musei, imprese creative e culturali. Quindi a parte le fragilità, il territorio cosentino negli ultimi anni ha accelerato la vena culturale e creativa. Altra fragilità riguarda l’esodo dei giovani; circa il 45% dei residenti hanno dichiarato che è indispensabile bloccare l’emorragia dei giovani verso altre provincie della Calabria o regioni d’Italia, viceversa il territorio non potrà sfruttare queste risorse dove sui giovani vengono riposte aspettative di crescita dell’intero territorio. Infine, c’è la questione ambientale. I cosentini sostengono che la loro ricchezza risiede nella bio-diversità e nella qualità ambientale difficilmente riscontrabile in altri paesi. Questi fattori mettono in “moto” un modello nuovo di sviluppo con la presenza dei corpi intermedi; quindi, “la strada è “fare insieme” attraverso un network d’impresa, piattaforme produttive o comunità intermedie. Non esistono alternative” afferma De Rita “e questo input proviene anche dal PNRR che sarà un’opportunità per un nuovo modello di crescita”. Da questa consapevolezza emerge la necessità di puntare su programmi di comunicazione, attrazione degli investimenti, capacità di trattenere i giovani nel territorio, incidere sulle risorse ambientali, vero patrimonio da conservare. I corpi intermedi sono una risorsa per raggiungere gli obiettivi ma serve anche un’incisiva narrazione ed un attento marketing territoriale. “Il Rapporto Censis” conclude De Rita “rappresenta un primo passo per raccontare come la provincia di Cosenza sa affrontare le fragilità e come mettere a valore le proprie specificità positive”.

Evento organizzato dalla Camera di Commercio di Cosenza e Centro Studi Investimenti Sociali con interventi di Erminia Giorno (segretario generale della Camera di Commercio di Cosenza), Klaus Algieri (presidente della Camera di Commercio di Cosenza), Franco Bassanini (presidente della Fondazione Astrid), Tiziano Treu (presidente del Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro), Giorgio Vittadini (presidente della Fondazione per la Sussidiarietà), Giuseppe Tripoli (segretario generale di Unioncamere), Giorgio De Rita (segretario generale del Centro Studi Investimenti Sociali).

Cristina Montagni

Eurobarometro “Il futuro dell’Europa” tra sfide, valori e speranze

Il 91% dei giovani fra i 15 e i 24 anni ritiene che la lotta ai cambiamenti climatici sia necessaria per migliorare la qualità della vita, sentimento condiviso dall’87% delle persone. Il 67% degli europei esprime un giudizio positivo sull’Unione e l’81% degli intervistati è felice di vivere nell’Unione; in particolare il 68% del campione pensa che l’UE sia un luogo di stabilità.

Questi alcuni dati che emergono dal sondaggio speciale Eurobarometro 517 “Il futuro dell’Europa” pubblicato il 25 gennaio dal Parlamento europeo e la Commissione che fornisce opinioni e atteggiamenti nei confronti della Conferenza sul futuro dell’Europa e le principali sfide cui l’Unione è chiamata a rispondere in futuro. L’analisi condotta nei 27 Stati membri dell’Unioneda settembre a ottobre 2021 – è stata elaborata sulla base di un campione costituito da 27mila interviste condotte di persona e online causa pandemia.

Alcuni risultati sui valori e futuro dell’Europa

L’Eurobarometro mette in evidenza le opinioni dei giovani sulle sfide che l’Unione europea dovrà affrontare insieme all’impegno che stanno svolgendo nella Conferenza sul futuro dell’Europa. Il risultato del sondaggio dice che quasi un europeo su due (49%) sostiene che i cambiamenti climatici sono la sfida principale per il futuro dell’Unione, con un’importante sostegno agli obiettivi ambientali del Green Deal europeo. L’88% dei cittadini ritiene prioritario aumentare la quota di energie rinnovabili nella nostra economia, e l’80% concorda che l’Europa dovrebbe essere il primo continente al mondo a impatto zero entro il 2050 promuovendo gli incentivi ai veicoli a basse e a zero emissioni. Tra le sfide più indicate c’è la salute al 34%, la migrazione e gli sfollamenti forzati al 30%, un tenore di vita comparabile al 31%, una politica sanitaria comune al 22%, le disuguaglianze sociali con il 36%, la disoccupazione al 32% e le questioni migratorie al 31%. Gli europei sono anche attenti ai valori della democrazia, giustizia sociale e occupazione (40%), i diritti umani e lo Stato di diritto con il 27%, seguito dalla potenza economica, industriale e commerciale 25%. Tra i valori che incarnano il sentimento dell’Unione emerge al primo posto la pace per il 49%, la libertà di opinione con il 47%, l’uguaglianza sociale e solidarietà 45%, la tolleranza e l’apertura verso gli altri con il 44%.

Gli italiani tra speranze e attese future

In media il 47% dei cittadini italiani pensa sia un bene far parte dell’UE; ne è convinta una quota di popolazione fra i 25-39 e 40-54 anni rispettivamente per il 57% e il 48%. L’87% ritiene sia importante ascoltare la voce dei cittadini e le decisioni che riguardano il futuro dell’Europa, ma credono che ci sia molto da fare per rafforzare e proteggere la democrazia nell’UE (85% e 87%). Un italiano su due (51%) sarebbe incoraggiato a partecipare alla Conferenza sul Futuro dell’Europa solo se avesse la certezza di un reale impatto e fossero rappresentate tutte le parti della società (32%). Le questioni sentite dai cittadini italiani riguardano il cambiamento climatico ed ambientale (39%), esigenza di un’economia forte, maggiore giustizia sociale e occupazione (42%), infine uno sguardo particolare va alla salute che incide per il 46% delle risposte. Tra le domande poste c’era anche quella che riguardava l’importanza di una società più partecipativa o egocentrica. L’84% dei concittadini italiani ha risposto che entro il 2030 dovrebbe esserci maggiore attenzione alla solidarietà, mentre solo il 12% crede nell’individualismo. Infine, il 49% degli intervistati preferirebbe una società rivolta all’ordine e alle libertà individuali (46%).

Cristina Montagni

Alleanza Italia – Stati Uniti sulla sostenibilità urbana nel quadro degli eventi organizzati dalla Nobel Foundation

L’Italia – come già anticipato in un mio precedente articolo – presiede il Summit del G20 a Roma il 30 ottobre e sarà impegnata su tre focus primari: “People, Planet, Prosperity”. È sul tema “Pianeta” che si intreccia il nostro futuro, un filo che lega le persone con la prosperità.

Per concentrarsi sulle persone e garantire prosperità, abbiamo bisogno di prenderci cura del pianeta, sviluppare attività per un mondo sicuro, sostenibile ed inclusivo. Raggiungere i 17 obiettivi di sviluppo sostenibile è fondamentale e la cooperazione globale sulla sostenibilità urbana è un tema più che mai rilevante. Infine, ricordo che l’Italia oltre alla presidenza del G20 sarà anche co-presidente nella COP26, momento unico per collaborare con i principali partner, promuovere l’agenda sui cambiamenti climatici e protezione ambientale.

Nel quadro di queste ambizione aspettative, l’Ambasciata d’Italia a Washington, insieme alla Nobel Foundation e alla National Academy of Sciences, il 28 aprile ha ospitato il webinar “Smart Cities and New Green Solutions“, dedicato allo sviluppo di città intelligenti, rivolte all’individuo, con l’obiettivo di migliorare nel tempo la salute dei sistemi umani ed ecologici del pianeta. L’evento coincide inoltre con il 160° anniversario delle relazioni diplomatiche fra Italia e Stati Uniti, la co-presidenza italiana della COP26, nonché la Giornata della Ricerca Italiana nel Mondo. L’incontro online è stato dibattuto da esperti di alto spessore intellettuale e scientifico che hanno illustrato ognuno le proprie ricerche, condividere raccomandazioni e raggiungere gli obiettivi dell’Agenda 2030.

Il seminario è stato aperto dalla dott.ssa Marcia McNutt, presidente dell’Accademia Nazionale delle Scienze degli Stati Uniti, dalla dott.ssa Maria Cristina Messa, ministra dell’università e della ricerca, dall’Ambasciatore d’Italia negli Stati Uniti, Armando Varricchio e ospite d’onore il Dr. Stanley Whittingham, direttore del NorthEast Center for Chemical Energy Storage della Binghamton University, vincitore del Premio Nobel 2019 per la Chimica.

Maria Cristina Messa – Ministra dell’università e della ricerca

La ministra Messa ha sottolineato che la presenza di migliaia di ricercatori italiani nei centri di ricerca degli Stati Uniti è un principio importante per rafforzare il processo di internazionalizzazione del nostro Paese. Aggiunge che occorre lavorare in maniera serrata per favorire collaborazioni – che da una parte valorizzino e supportino coloro che rappresentano l’Italia all’estero e dall’altra consentano a coloro che sono impegnati in progetti di ricerca in Italia avere condizioni migliori – per essere competitivi in settori innovativi come la transizione digitale ed ecologica. “Partecipare al Nobel Prize Summit con un evento italiano sulle Smart Cities verdi” ha detto “è un segno della volontà e capacità del nostro Paese di condividere idee e portare soluzioni utili per affrontare insieme la sfida della sostenibilità a livello globale”.

Armando Varricchio – Ambasciatore d’Italia negli Stati Uniti

Il nostro Ambasciatore d’Italia negli Stati Uniti, Armando Varricchio, ha spiegato che la cooperazione scientifica e tecnologica è sempre stata un punto di forza nell’alleanza strategica tra Italia – Stati Uniti ed occorre continuare questa sinergia in tutti i campi, comprese le tecnologie emergenti per il clima, grazie agli oltre 15 mila ricercatori italiani presenti negli USA. Nelle parole del Primo Ministro Mario Draghi al recente Climate Summit – ha proseguito Varricchio – “gli impegni sul clima che prendiamo nel 2021 possono diventare determinanti per affrontare il cambiamento climatico nel prossimo decennio e oltre. Vogliamo agire ora, per non pentircene dopo”.

La tavola rotonda è stata moderata da Alexander Kaufman, senior reporter sul clima all’HuffPost. Tra gli esperti sono intervenuti: Dr. Chris Greer, Senior Executive for Cyber-Physical Systems, National Institute of Standards and Technology, Department of Commerce, Dr. Debra Lam, Managing Director for Smart Cities and Inclusive Innovation, Institute for People and Technology, Georgia Tech’s Institute, Dr. Carlo Ratti, Director of Senseable City Lab, MIT. Dr. Paola Malanotte-Rizzoli, Professor of Physical Oceanography, MIT.

Cristina Montagni

Stime Istat: “Record di povertà assoluta in Italia oltre 1 milione in più nel 2020”

La povertà assoluta in Italia cresce e tocca il valore più elevato dal 2005. L’istantanea, presentata a marzo dall’Ufficio Centrale di Statistica – ISTAT, ha restituito il volto di un Paese impoverito, avvolto nel disagio sociale ed economico dove la pandemia da Covid19 ha prodotto nell’anno passato conseguenze devastanti nel tessuto sociale italiano incidendo sulla spesa e sui consumi delle famiglie.

Dalle prime stime 2020, l’Istat ha colto lo smarrimento delle persone che hanno visto azzerare le proprie risorse economiche e deteriorare parte del sistema produttivo. Da qui l’ente ha fotografato una crescita esponenziale dell’incidenza della povertà assoluta per famiglie e singoli individui rispetto alla ripartizione Nord, Centro e Sud Italia.

Una povertà trasversale che nell’anno della pandemia ha visto vanificare i miglioramenti registrati nel 2019. In termini familiari gli indicatori e l’incidenza della povertà dal 2019 ad oggi sono aumentati dell’1,3%, passando dal 6,4% al 7,7%, coinvolgendo oltre 2 milioni di famiglie. Il divario aumenta se si considera il peso in termini individuali che dal 7,7% è passato al 9,4%, con un incremento di oltre 1 milione di persone attestandosi a quota 5,6 milioni di individui.

Distribuzione della povertà in Italia

Nel 2020 la povertà assoluta aumenta nel Nord Italia di oltre 218 mila famiglie in più rispetto all’anno precedente con un’incidenza dal 5,8% al 7,6% a livello familiare per passare dal 6,8% al 9,4% in termini individuali. Il Mezzogiorno va oltre questa incidenza portandosi dal 9,3% per le famiglie all’11,1% per gli individui e nel Centro Italia, sono in povertà quasi 53 mila famiglie e 128 mila individui in più rispetto al 2019.

In breve, nell’anno della pandemia e dopo quattro anni di valori positivi dei principali indicatori che avevano registrato un decremento di famiglie e individui in povertà assoluta, nel 2020 l’Italia inverte la rotta per collocarsi a valori negativi, più elevati rispetto al 2005. La conferma dello stato di necessità arriva anche dai centri di ascolto della Caritas che segnalano quanto la percentuale dei “nuovi poveri” passa dal 31% al 45%. Infatti, oggi circa una persona su due che si rivolge alla Caritas, lo fa per la prima volta. Aumenta anche la quota delle famiglie con minori, donne, giovani e persone in età da lavoro che risultano in maggioranza (52% rispetto al 47,9 % dello scorso anno).

Cristina Montagni

Draghi incassa la fiducia ora al via il piano per un’Italia migliore

Il Presidente del Consiglio Mario Draghi ottenuta la fiducia in Parlamento, dovrà mettere in atto il programma di rilancio dell’Italia presentato il 17 febbraio alle Camere. In un discorso di 50 minuti, scandisce gli interventi che porteranno alla rinascita del Paese.

Prof. Mario Draghi – Presidente del Consiglio

Speranza, futuro, ripresa e resilienza, le priorità del suo mandato per ricostruire un Italia lacerata dalla pandemia e dalla recessione economica come mai dal dopoguerra. Il Governo poggerà su solide radici seguendo gli assi dell’innovazione, digitalizzazione, competitività, cultura, transizione ecologica, infrastrutture per la mobilità sostenibile, formazione e ricerca, equità sociale e di genere, salute e filiera produttiva. Centrale sarà la politica estera, europeismo, atlantismo e multilateralismo fondata sul ruolo insostituibile delle Nazioni Unite senza dimenticare i diritti umani.

Responsabilità nazionale, europeismo, vita dei cittadini

Il suo pensiero va alla responsabilità nazionale e al dovere di combattere la pandemia per salvaguardare la vita dei cittadini. “Una trincea” dice “dove combattiamo tutti insieme: il virus è nemico di tutti, ed è nel commosso ricordo di chi non c’è più che cresce il nostro impegno” ha dichiarato. Poi aggiunge “whatever it takes” per promuovere il capitale umano, formazione, scuola, università e cultura. Dare risposte ai giovani costretti ad emigrare per lavoro e realizzare un’effettiva parità di genere. “Il Governo” ha ribadito Draghi “nasce nel solco dell’appartenenza del nostro Paese, come socio fondatore, all’Unione europea e come protagonista dell’Alleanza atlantica, nel solco delle grandi democrazie occidentali a difesa d’irrinunciabili principi e valori”. “Sostenere il Governo” ha specificato “significa condividere l’irreversibilità della scelta dell’euro e la prospettiva di un’Unione europea più integrata che approderà a un bilancio pubblico comune, in grado di sostenere i Paesi nei periodi di recessione.

Infine, conclude “senza l’Italia non c’è l’Europa, ma fuori dall’Europa c’è meno Italia. Non c’è sovranità nella solitudine”.

Povertà, disuguaglianza e disoccupazione selettiva

Draghi ha ricordato che da quando è esplosa l’epidemia l’aspettativa di vita è diminuita: fino a quattro o cinque anni nelle zone di maggior contagio e di un anno e mezzo o due per tutta la popolazione italiana. “Il virus” ha detto “ha comportato gravissime conseguenze nel tessuto economico e sociale del nostro Paese con rilevanti impatti sull’occupazione, specialmente nei giovani e nelle donne: un fenomeno destinato ad aggravarsi quando finirà il divieto di licenziamento”. In aggiunta si è acuita la povertà e i dati Caritas mostrano che l’incidenza di nuovi poveri sono passati dal 31 al 45 per cento. Una persona su due oggi si rivolge alla Caritas e lo fa per la prima volta. Ma tra i nuovi poveri aumenta il peso delle famiglie con minori, donne, giovani, che rappresentano la maggioranza rispetto allo scorso anno. La cassa integrazione da aprile a dicembre 2020 supera i quattro milioni e gli occupati nel 2020 sono diminuiti di 444 mila unità. Un calo concentrato sui contratti a termine, sui lavoratori autonomi e soprattutto su giovani e donne. Questa ha sottolineato “è una disoccupazione selettiva” che potrebbe travolgere anche lavoratori con contratti a tempo indeterminato.

Scuola da riformare  

Il Covid ha provocato ferite sul piano sanitario, economico, culturale ed educativo. Ragazze e ragazzi hanno avuto un servizio scolastico frammentato che ha creato disagi e provocato diseguaglianze soprattutto nel digital divide. “Per la scuola, occorre tornare a un orario scolastico normale e recuperare le ore di didattica in presenza soprattutto nelle Regioni del Mezzogiorno. È necessario investire in una transizione culturale e ridisegnare un percorso educativo che combini la necessaria adesione agli standard qualitativi richiesti, attingendo al panorama europeo, con l’inserimento di nuove materie, coniugando le competenze scientifiche con quelle delle aree umanistiche del multilinguismo. Investire nella formazione del personale docente per allineare l’offerta educativa alla domanda delle nuove generazioni con particolare attenzione agli istituti tecnici nell’area digitale e ambientale”. La globalizzazione, la trasformazione digitale e la transizione ecologica stanno cambiando il mercato del lavoro e richiedono adeguamenti anche nella formazione universitaria. Occorre investire di più nella ricerca, riconosciuta a livello internazionale per l’impatto che produce nuova conoscenza e su nuovi modelli in tutti i campi scientifici.

Piano vaccinale e riforma della sanità

La prima sfida di Draghi sarà ottenere dosi sufficienti di vaccino per distribuirlo rapidamente alla popolazione. “Abbiamo bisogno di mobilitare tutte le energie, ricorrendo alla Protezione civile, alle Forze armate e ai volontari. Quanto alla distribuzione deve essere disponibile in tutte le strutture pubbliche e private, imparando da Paesi che si sono mossi più rapidamente di noi, disponendo di quantità di vaccini adeguate. Sulla scorta dei mesi scorsi sarà necessario attuare una riforma della sanità italiana, ridisegnando quella territoriale, realizzando una rete di servizi di base: case della comunità, ospedali di comunità, consultori, centri di salute mentale, centri di prossimità contro la povertà sanitaria. Draghi parla anche di livelli essenziali di assistenza e aggiunge che la casa è il principale luogo di cura grazie alla telemedicina e l’assistenza domiciliare integrata.

Ambiente e clima

L’ambiente va protetto conciliando il progresso con il benessere sociale per giungere ad un approccio nuovo: digitalizzazione, agricoltura, salute, energia, aerospazio, cloud computing, scuole ed educazione, protezione dei territori, biodiversità, riscaldamento globale ed effetto serra. In Italia alcuni modelli di crescita dovranno cambiare. Il turismo che prima del Covid rappresentava il 14 per cento del totale delle attività economiche, va aiutato ad uscire dal disastro creato dalla pandemia. La risposta della politica economica al cambiamento climatico dovrà essere una combinazione di politiche strutturali che facilitino l’innovazione, politiche finanziarie agili che facilitino l’accesso delle imprese a crescere, politiche monetarie e fiscali espansive che agevolino gli investimenti e creino domanda per nuove attività sostenibili.

Lavoro

Il Governo, afferma Draghi, dovrà proteggere tutti i lavoratori, ma sarebbe un errore aiutare tutte le attività economiche, alcune dovranno necessariamente trasformarsi. 7 milioni di lavoratori hanno fruito di strumenti di integrazione salariale e a pagare il prezzo più alto sono stati proprio i giovani, le donne e i lavoratori autonomi. “È a loro che bisogna pensare” commenta “quando si affronta una strategia di sostegno alle imprese e al lavoro, sul credito e sul capitale. Centrali saranno le politiche attive sul lavoro, ma affinché siano operative è necessario rafforzare gli strumenti esistenti; assegno di riallocazione, politiche di formazione dei lavoratori occupati e disoccupati”.

Parità di genere

Per rilanciare il Paese non si può prescindere dal coinvolgimento delle donne. Il divario di genere nell’occupazione rimane in Italia tra i più alti in Europa: circa 18 punti su una media europea di 10. L’Italia presenta oggi uno dei peggiori gap salariali tra generi in Europa, oltre una scarsità di donne in posizioni manageriali di rilievo. “Una vera parità di genere” dice Draghi “non significa un farisaico rispetto di quote rosa richieste dalla legge, richiede che siano garantite parità di condizioni competitive tra generi”. Il Governo intende lavorare in questo senso, puntando ad un riequilibrio del gap salariale e a un sistema di welfare che permetta alle donne di dedicare alla loro carriera le stesse energie dei colleghi uomini, superando la scelta tra famiglia o lavoro. “Garantire parità di condizioni” specifica Draghi “significa assicurare eguale accesso alla formazione e competenze digitali, tecnologiche e ambientali che permettano di fare più carriera. Infine, dice che l’aumento dell’occupazione femminile è un obiettivo imprescindibile nel Mezzogiorno.

Programma nazionale di ripresa e resilienza

“Per riuscire a spendere i fondi del Programma nazionale di ripresa e resilienza nel Mezzogiorno occorre irrobustire le amministrazioni meridionali, anche guardando all’esperienza passata che spesso ha deluso le speranze”. Quanto alle infrastrutture occorre investire sulla preparazione tecnica, legale ed economica dei funzionari pubblici per permettere alle amministrazioni di poter pianificare, progettare e accelerare gli investimenti in tempi e costi certi in linea con quanto indicato nel Programma spingendo all’utilizzo dell’intelligenza artificiale e tecnologie digitali.

Next generation EU

La strategia per i progetti del Next generation EU deve essere sinergica, in grado di incidere su più settori in maniera coordinata. Avremo a disposizione circa 210 miliardi in sei anni e queste risorse dovranno essere spese per migliorare la crescita della nostra economia.

Altri obiettivi di Draghi

Nelle prossime settimane il Governo rafforzerà le strategie del programma, in particolare riguardo agli obiettivi sulla produzione di energia da fonti rinnovabili, l’inquinamento dell’aria e delle acque, la rete ferroviaria veloce, le reti di distribuzione dell’energia per i veicoli a propulsione elettrica, la produzione e distribuzione di idrogeno, la digitalizzazione, la banda larga e le reti di comunicazione 5G. Compito dello Stato sarà utilizzare le leve della spesa per ricerca e sviluppo, istruzione, formazione, regolamentazione, incentivazione e tassazione. Sulla base di questa visione, il Programma indicherà gli obiettivi per il prossimo decennio con una tappa intermedia per l’anno finale del Next generation Eu, il 2026. Quindi nei progetti sarà necessario dire dove vogliamo arrivare nel 2026 e a cosa puntiamo tra 2030 e il 2050, anno in cui l’Unione europea intende arrivare a zero emissioni di CO2 e gas clima-alteranti. Infine, sarà cruciale il ruolo del terzo settore e del contributo dei privati al Programma nazionale. Quanto alla riforma del fisco, Draghi dice che sarebbe opportuno seguire l’esempio della Danimarca. Una revisione dell’Irpef, per ridurre il carico fiscale, preservare la progressività e contrastare l’evasione fiscale. Poi parla di riforma della pubblica amministrazione che nonostante abbia dimostrato capacità di adattamento e resilienza, ha fatto emergere fragilità che devono essere affrontate. Sul fronte della giustizia, la Commissione esorta ad aumentare l’efficienza del sistema giudiziario civile garantendo un funzionamento più efficiente dei tribunali, favorendo lo smaltimento dell’arretrato e una migliore gestione dei carichi di lavoro.

Prof. Mario Draghi

Politica estera

Negli ultimi anni c’è stata una spinta alla costruzione in Europa di reti di rapporti bilaterali e plurilaterali privilegiati. La pandemia ha accelerato lo scambio con i partner con i quali la nostra economia è più integrata. L’Italia dovrà rafforzare il rapporto strategico con Francia e Germania, ma occorrerà pure consolidare la collaborazione con Stati con i quali siamo accomunati da una sensibilità mediterranea e dalla condivisione di problematiche come quella ambientale e migratoria (Spagna, Grecia, Malta e Cipro). Cruciale sarà la costruzione di una politica europea dei rimpatri dei non aventi diritto alla protezione internazionale, accanto al pieno rispetto dei diritti dei rifugiati. Infine, con la nuova presidenza Biden si prospetta un cambiamento di metodo più cooperativo nei confronti dell’Europa e degli alleati tradizionali.

Presidenza dell’Italia al G20

Da dicembre scorso e per tutto il 2021 l’Italia presidierà per la prima volta il G20. Il programma ruoterà intorno a tre pilastri: People, Planet, Prosperity. In questo lasso di tempo l’Italia avrà la responsabilità di guidare il gruppo verso l’uscita dalla pandemia e rilanciare una crescita verde e sostenibile a beneficio di tutti. “Si tratterà per noi, di ricostruire e ricostruire meglio” ha commentato Draghi. “Insieme al Regno Unito, continua “punteremo sulla sostenibilità e la transizione verde nella prospettiva della prossima Conferenza sul cambiamento climatico, coinvolgendo attivamente le giovani generazioni attraverso l’evento Youth4Climate”.

Cristina Montagni

La storia è fatta. Ngozi Okonjo-Iweala è il primo Direttore generale della WTO

Dopo Kamala Harris, prima donna vice presidente di colore negli Stati Uniti, la storia oggi riscrive anche la governance della WTO (Organizzazione mondiale del commercio) eleggendo la Dottoressa Ngozi Okonjo-Iweala della Nigeria, settimo direttore generale dell’organizzazione.

Il 15 febbraio i membri dell’OMC hanno fatto la storia quando il Consiglio generale ha deciso all’unanimità di nominare Ngozi Okonjo-Iweala prima donna di potere e settimo direttore generale della WTO. Ngozi Okonjo-Iweala, è così la prima africana a ricoprire questa posizione apicale di prestigio ed entrerà in carica il 1° marzo 2021. Economista, con un lungo trascorso presso la Banca Mondiale, è stata per due mandati ministro delle Finanze della Nigeria. L’ex ministra delle Finanze sarà in carica fino ad agosto 2025. “Questo è un momento storico importante per l’OMC” ha dichiarato il Presidente del Consiglio David Walker della Nuova Zelanda che insieme ai vertici dell’Honduras e dell’Islanda ha guidato il processo di selezione per la direzione generale dell’organizzazione.

Durante la conferenza stampa, Okonjo-Iweala ha affermato che una delle priorità sarà lavorare con tutti i membri dell’organizzazione per affrontare soprattutto le conseguenze economiche e sanitarie causate dalla pandemia COVID-19. “Un WTO forte e vitale è l’unica strada da percorrere se vogliamo riprenderci completamente e rapidamente dalla devastazione causata dalla pandemia”. “Non vedo l’ora di lavorare con tutti i membri WTO per rispondere alle risposte politiche di cui abbiamo bisogno per far ripartire l’economia globale”. “L’organizzazione” ha concluso “deve affrontare molte sfide, ma lavorando insieme possiamo rendere l’OMC più forte, più agile e più adatto alle realtà quotidiane”.

Tra il “coro” degli auguri, si è unita la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen che ha commentato: “questo è un momento storico per il mondo intero e sono felice di vedere una donna dall’Africa a capo del WTO. L’Europa sosterrà con forza le riforme per proteggere il sistema commerciale multilaterale per il bene della popolazione mondiale”.

Cristina Montagni

Due paesi su tre donne e bambini esclusi da una vita dignitosa. WeWorld 2020 analizza 172 Paesi nel mondo compresa l’Italia

In 110 Paesi del mondo su 172 donne e bambini sono ad esclusione sociale. La pandemia da Covid-19 ha ridotto drasticamente i diritti fondamentali di donne e bambini nel mondo generando un impatto negativo sull’accesso all’istruzione in tutti i Paesi.

Questi alcuni dei temi affrontati in occasione del convegno svolto il 18 novembre a Milano da WeWorld dove è stato presentato il rapporto WeWorld Index 2020. Al dibattito hanno preso parte Marco Chiesara, presidente di WeWorld, Mathieu Brossard, responsabile educazione dell’ufficio di ricerca Unicef-Innocenti, Tiziana Clerico, coordinatore in Libia del settore protezione UNHCR, Refaat Sabbah, presidente della Global Campaign for Education di Ramallah ed Emanuela Del Re, vice ministra agli Affari Esteri e cooperazione internazionale di Roma.

Risultati della decima edizione del rapporto WeWorld

Il rapporto annuale WeWorld ha valutato il livello di inclusione di donne e bambini in 172 Paesi nel mondo utilizzando 34 indicatori con lo scopo di difendere i diritti di donne e bambini in 27 paesi compresa l’Italia. La decima edizione descrive il mondo ai tempi del Covid-19 con l’aggiunta di 3 nuovi indicatori che misurano l’impatto sulla salute, educazione ed economia. Dal rapporto emerge che 2 paesi su 3 non riesce a garantire una vita dignitosa alle fasce più deboli e, in questo contesto, prolifica violenza, minor accesso all’istruzione, scarso accesso alle cure mediche e mancanza di un ambiente sano in cui crescere. Stando ai dati 2020, sono aumentati del 5% i paesi con bassi livelli di inclusione, ciò significa che se il ritmo rimane costante entro il 2030 si potrebbero aggiungere altri 26 paesi non in grado di assicurare l’inclusione per donne e bambini. “Nel lungo periodo l’impatto della pandemia sarà più forte nei paesi con economie a basso reddito che rischiano di ampliare le condizioni già instabili per l’inclusione di donne e bambini”, ha detto Marco Chiesara, presidente di WeWorld. Ha aggiunto che l’impatto del Covid – come moltiplicatore di disuguaglianze – è presente in molti settori, basti pensare che con l’introduzione dello smart working e la didattica a distanza, solo il 55% delle famiglie ha avuto accesso ad una connessione internet. A questo occorre aggiungere altri 11 milioni di bambine che dopo la crisi Covid non rientreranno più a scuola, mettendole a rischio di gravidanza precoce, abusi e matrimonio forzato. Il rapporto stima inoltre che a fine 2020 si aggiungeranno altri 117 milioni di bambini che vivranno in condizioni di povertà estrema, senza contare che UN Women ha denunciato che 243 milioni di donne nel mondo sono state vittime di violenza fisica e/o sessuale negli ultimi mesi.

L’Italia per WeWord

In Italia circa il 70% dei giovani con cui WeWorld lavora nelle periferie non ha né pc/tablet né una connessione internet a casa. Per garantire supporto a questi giovani, l’organizzazione ha utilizzato altre forme di supporto digitale (WhatsApp, telefonate), attivato una linea telefonica di supporto per bambini e famiglie e continuato a coinvolgere tutti gli educatori (insegnanti, genitori, etc.). A tale proposito dobbiamo dire che la posizione italiana è peggiorata dal primo anno di pubblicazione del WeWorld Index, regredendo di 11 posizioni, in particolare per quanto riguarda la condizione dei bambini il cui capitale economico e educativo si è deteriorato a causa della pandemia. Inoltre, la condizione delle donne ha dato segni preoccupanti per quanto riguarda occupazione e reddito.

Educazione in Italia e rischi di disoccupazione femminile

Nel nostro paese la spesa per l’educazione è tra le più basse in Europa. Secondo WeWorld siamo al 92esimo posto su 137 paesi e si colloca alla 52 esima posizione su 149 paesi per tassi d’iscrizione alla primaria anche per la carenza di asili nido. La mancata inclusione dei bambini si riflette sulle donne e sulla possibilità di rimanere sul mercato del lavoro. Secondo gli ultimi dati Istat, circa il 20% delle madri interrompe il lavoro per sostenere i figli e con l’arrivo della didattica a distanza si corre il rischio di andare incontro ad un inasprimento delle condizioni di disuguaglianza preesistenti: in Italia il 23,9% delle famiglie non ha internet e il 12,3% dei bambini tra i 6 e i 17 anni non ha computer o tablet a casa. L’Italia registra poi tassi di disoccupazione elevati (136ª posizione su 176 paesi) mentre performance migliori si registrano per la salute (il tasso di mortalità infantile si attesta al 3 per 1000, 12ª su 176 paesi). Le diseguaglianze aumentano se si passa anche alla dimensione economica, qui il nostro paese è posizionato alla 131ª posizione su 175 per tassi di disoccupazione femminile ed è al 91º posto su 145 per differenziali di reddito rispetto agli uomini. Ciò si traduce in un divario salariale, dove l’Italia si colloca al 76esimo posto su 153 Paesi.

Del Re. Con pandemia necessarie azioni globali per proteggere donne e bambini

La vice ministra degli esteri, Emanuela del Re ha ribadito che la mancanza di accesso all’istruzione colpisce di più le ragazze adolescenti, ma in generale la pandemia ha contribuito ad avere un effetto devastante sulle donne – non solo nei paesi in via di sviluppo – per il grave incremento dei casi di violenza domestica. La Del Re ha assicurato che la Cooperazione italiana è impegnata ad incrementare gli sforzi per prevenire e proteggere le donne e le ragazze da tutte le forme di discriminazione e violenza e proteggere i diritti delle donne, dei bambini e dei gruppi vulnerabili, contribuendo a garantire la loro sicurezza, salute fisica e mentale, benessere, sicurezza economica e uguaglianza. “Il contesto attuale presenta sfide pressanti”, ha concluso la Del Re. “Sono necessarie azioni a livello globale per proteggere questi gruppi, impedire che la crisi sanitaria si trasformi in una crisi dell’istruzione e di genere, e costruire un modello di sviluppo sostenibile, consentendo ai bambini, ai giovani e alle donne di affrontare il mondo di domani nelle loro migliori condizioni”.

Cristina Montagni