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Osservatorio 4.Manager. Certificazione di genere modello virtuoso pensato per le imprese

Con 63,5 punti su 100, l’Italia si colloca al 14esimo posto fra i paesi UE per indice di uguaglianza di genere, questa è la classifica diffusa dalla European Institute for Gender Equality (EIGE). Per superare il gender gap nelle aziende un aiuto arriva dalla certificazione della parità di genere che avrebbe un impatto positivo sul PIL dal 9 all’11% e stimolerebbe le aziende a adottare sistemi di policy per attivare cambiamenti virtuosi urgenti e necessari.

La priorità per l’Italia è ridurre le disuguaglianze di genere. Attualmente il tasso di occupazione si attesta intorno al 50%, inferiore alla media europea che si associa ad una esigua crescita nelle carriere apicali; poche le donne ai vertici di organizzazioni, aziende, società quotate e non quotate come amministratori delegati o presidenti di società. Studi internazionali (OCSE, Fondo Monetario) hanno rilevato quanto il progresso economico dipenda dalla componente femminile, quindi, non si può non tenere conto del loro coinvolgimento nel mercato del lavoro. La parità di genere è un asset strategico (obiettivo 5 del PNRR) e costituisce la visione di una società più equa. Di questo e altro si è parlato al workshop Politiche di genere per imprese e manager. Azioni e strumenti svolto il 28 giugno a Roma nella sede di Confindustria, organizzato da 4.Manager e Federmanager. Focus del seminario la certificazione di genere per le imprese (parità contributiva legge 132/2021), valore della certificazione per le aziende e sostegno all’empowerment femminile partendo dalla conciliazione famiglia e lavoro. Per rispondere agli interrogativi l’Osservatorio Federmanager ha condotto uno studio analizzando i trend economici e di mercato con l’obiettivo di identificare le equità di genere in campo manageriale nel nostro Paese.

Risultati Osservatorio Federmanager sul gender gap e imprenditoria femminile in Italia

L’equità di genere non è solo un tema di diritti; dal G7 alla COP26 è emerso il concetto che non è possibile pensare ad una economia basata sulla sola presenza maschile. L’Osservatorio 4.Manager ha monitorato il numero di donne imprenditrici durante tutto l’anno con la conseguenza che oggi in Italia le posizioni manageriali femminili rappresentano il 28% del totale e si riducono al 19% se le attività sono regolate da un contratto da dirigente, con un incremento annuo dello 0,3% negli ultimi 10 anni. L’analisi elaborata su un campione di 6mila aziende manifatturiere italiane ha puntualizzato che il 14% sono a conduzione femminile e il 79% a conduzione maschile. Le imprese a guida femminile operano nel tessile per il 21% e si concentrano nel sud Italia per il 19%. Dall’Osservatorio emerge che le imprese femminili nel comparto manifatturiero hanno un basso tasso di innovazione ma una elevata propensione alla transizione sostenibile: solo il 12% delle imprese è innovativa contro l’88% delle maschili, mentre il 66% delle imprese femminili ha maggiore propensione alla transizione sostenibile contro il 34% delle maschili.

Proiezioni del Piano Strategico Nazionale 2021-2026

All’interno del PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza) il Governo ha introdotto un capitolo per contrastare le discriminazioni nei confronti delle donne, annunciando l’adozione di un Piano Strategico Nazionale 2021-2026, allineandosi così alla Commissione europea che si pone entro il 2026 l’incremento di 5 punti nella classifica stilata dall’EIGE. In questo scenario rientra la legge sulla parità retributiva (1° gennaio 2022) che stabilisce un Sistema Nazionale di Certificazione di Genere dove il PNRR mette a disposizione 10 milioni di euro per sollecitare le imprese ad intraprendere policy mirate per ridurre il divario nei settori più critici come opportunità di carriera, parità salariale, politiche di gestione delle differenze di genere e tutela alla maternità. Chi possiede la certificazione ha diritto ad uno sgravio dell’1% sui contributi fino a 50mila euro l’anno; strumento dunque innovativo che premia le aziende con la possibilità di ottenere finanziamenti pubblici e consente un migliore posizionamento nei bandi di gara per l’acquisizione di servizi e forniture. Questo sistema – osserva l’Osservatorio – è visto positivamente per le aziende avviate alla transizione sostenibile che ne riconoscono i benefici. Infatti, il 31% delle imprese utilizza piani di lavoro mirati; si tratta di interventi sulla genitorialità (15,7%), formazione (13,9%), parità nei ruoli apicali (13%)e parità salariale (8,3%). In sintesi, il 69% e il 57% delle grandi e piccole imprese avviate alla transizione già conoscono il Sistema di Certificazione della parità di genere. Fra gli elementi apprezzati della Certificazione spicca la reputazione aziendale 65%; clima aziendale 59%; riduzione del divario di genere nell’impresa 42%; benefici fiscali 22%; benefici alla partecipazione di gare d’appalto 11% e benefici all’accesso nel credito/capitali 7%.

Certificazione di Genere, strumento innovativo non un bollino rosa

Il 1° luglio 2022 è stato pubblicato il decreto della Ministra Bonetti che recepisce le “Linee guida sul sistema di gestione per la parità di genere che prevede l’adozione di indicatori chiave di prestazione (Key Performance Indicator) inerenti alle politiche di parità nelle organizzazioni” e i requisiti minimi per ottenere la certificazione alle imprese. Un passo verso la costituzione di un Sistema nazionale di certificazione che mira ad incentivare le imprese a adottare policy adeguate per ridurre il divario.

Elena Bonetti, Ministra delle Pari Opportunità e Famiglia

“Abbiamo scelto di investire nel lavoro femminile e accompagnare le imprese: la certificazione per la parità di genere, strumento innovativo, attiverà nuove pratiche di carattere aziendale ed offrirà opportunità alle donne. Non possiamo permetterci di lasciare in panchina le competenze e i talenti femminili: liberarli non è soltanto giusto ma necessario ed è la strada che il governo ha deciso di intraprendere per far crescere il Paese” ha commentato Elena Bonetti. Aggiunge che ai fini del coinvolgimento delle rappresentanze sindacali aziendali e delle consigliere e consiglieri territoriali e regionali di parità, il datore di lavoro ha l’onere di fornire un’informativa aziendale sulla parità di genere per consentire i controlli e le verifiche per il mantenimento dei parametri minimi e l’ottenimento della certificazione alle imprese. “La certificazione non è un bollino rosa” ha sottolineato la Ministra “ma uno strumento innovativo che produce effetti migliorativi nell’impresa, un meccanismo premiale per accedere ai fondi del PNRR”

Certificazione di Genere, modello virtuoso che premia competenze e talenti femminili

Stefano Cuzzilla, Presidente 4.Manager e Federmanager

“L’attuale crisi bellica ed energetica ha accentuato le disuguaglianze economiche e sociali escludendo le donne dal lavoro con ricadute negative su tutto il comparto produttivo delle aziende, quindi, una delle sfide del Paese sarà ridurre questo divario” ha commentato Stefano Cuzzilla. “Il divario retributivo e il miglioramento dei tempi di vita-lavoro” ha detto “sono temi non rinviabili, ma per realizzare ciò servono le competenze delle donne e un sistema organizzativo in grado di valorizzarle. La Certificazione di genere rappresenta la strada maestra per mettere in moto un meccanismo virtuoso nelle aziende, un modello di business nuovo con ricadute positive sulla disparità di genere”. Infine, ha aggiunto “le aziende con una governance mista sono più competitive, reagiscono meglio alle crisi e un migliore equilibrio di genere tende ad aumentare il Pil”.

Pina Picierno, Vicepresidente Parlamento Europeo

“Guerra, crisi energetica, stagnazione avranno impatti negativi se non si accelerano le riforme definite dal PNRR” ha commentato Pina Picierno. “La chiamata alla mobilitazione intorno a questi temi deve essere nazionale ed europea. Di recente la notizia dell’approvazione – dopo dieci anni di stallo – della direttiva europea “Women on boards” per garantire parità di genere tra i consigli di amministrazione delle società quotate in borsa, un passo in avanti per le donne nel mercato del lavoro”.

“La certificazione di genere” ha spiegato Catizone “è uno strumento virtuoso, pensato per innescare meccanismi dinamici nei processi aziendali che generano valore economico, favoriscono il superamento delle disparità creando una cultura aziendale e manageriale che armonizza il principio delle pari opportunità”.

Relatori: Elena Bonetti – Ministra delle Pari Opportunità; Stefano Cuzzilla – Presidente 4.Manager e Federmanager; Andrea Catizone – Avvocata e presentazione dello studio “Imprese e parità di genere”; Pina Picierno – Vicepresidente del Parlamento Europeo; Francesca Bagni Cipriani – Consigliera Nazionale di Parità; Giuseppe Torre – Responsabile scientifico Osservatorio 4.Manager; Giuseppe Rossi – Presidente Ente Italiano di Normazione e Fulvio D’Alvia – Direttore Generale 4.Manager.

Cristina Montagni

La Presidenza Italiana del G20 e gli impegni per un nuovo umanesimo dell’engagement Groups Women20 in un’ottica di parità di genere e Women Empowerment

Women 20, l’engagement group del G20 dedicato alla parità di genere e women empowerment, è il piano costituito da 8 gruppi rappresentativi della società civile che avrà il compito di proporre raccomandazioni di policy al Summit G20 che si terrà a Roma ad ottobre. L’Italia ospiterà i grandi leader di governo per dibattere sulle questioni che interessano tre pilastri della sostenibilità: PEOPLE, PLANET e PROSPERITY.

All’interno di queste direttrici, le questioni di genere saranno il mainstream per promuovere alle istituzioni la tutela della donna a 360 gradi. L’Italia focalizzerà gli interventi su 5 macro obiettivi: Donne e lavoro, imprenditoria e finanza, parità di genere e digitale, lotta contro la violenza sulle donne e bambine, e per la prima volta verrà affrontato il tema della sostenibilità ambientale. A questi focus si aggiungerà quello della medicina di genere e il cambiamento culturale.

Di questo si è discusso durante il convegno on line organizzato ad aprile dall’Istituto per la Competitività (I-Com) su: “#Women20 per un nuovo umanesimo. Analisi e proposte per il rilancio del Paese verso una nuova economia. Al dibattito hanno partecipato diversi relatori, tra cui Linda Laura Sabbadini, direttrice centrale dell’Istat e Chair del W20, Veronica De Romanis, docente della European Economics, Luiss Guido Carli, l’ex ministro dell’ambiente Gian Luca Galletti, presidente UCID Nazionale, Stefania Brancaccio, referente Nazionale UCID Donne, Loredana Cerbara, ricercatrice del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR) e la Ministra per le Pari Opportunità e Famiglia, Elena Bonetti.

Linda Laura Sabbadini

Stereotipi di genere accelerano le disuguaglianze e penalizzano l’occupazione femminile

L’attuale crisi economica poggia su diverse questioni, così Linda Laura Sabatini sottolinea come il tema climatico abbia scaricato sulle donne le conseguenze maggiori a cui si sono aggiunti forti gap dal punto di vista di genere. La congiuntura negativa spiega ha coinvolto donne precarie, donne impiegate in settori con scarse tutele e donne impegnate nel settore della cura. Viene fuori una fotografia di un Paese fragile e inadeguato sulle politiche familiari, politiche di condivisione all’interno della coppia, scarsi investimenti in servizi per l’infanzia e servizi sociali di assistenza. “Il tema che allarma” commenta il Chair del W20 “è che l’Europa già nel 2010 aveva posto come “paletto” un tasso d’occupazione femminile al 60%. Nel 2010 l’Italia non solo ha mancato il “bersaglio” con il 46%, ma nel 2020 si è attestata alla soglia del 49%, valore raggiunto da Nord a Sud dove l’impiego femminile è fisso al 32%”. “Il problema è quindi strutturale e la questione non è rinviabile” commenta Sabatini “occorre intervenire sulle questioni di genere indirizzando risorse giacché siamo ultimi in Europa per tasso d’occupazione femminile (25-34 anni)”. Infine, sarà necessario presentare una roadmap nella quale si sostiene che gli Stati dovranno dotarsi di un piano triennale per combattere gli stereotipi di genere sotto la vigilanza del G20 e monitorare i risultati ottenuti da ciascun paese.

Loredana Cerbara

Segregazione, smarrimento e solitudine delle donne. Risultati dell’indagine CNR durante il lockdown

Loredana Cervara ha spiegato che a marzo 2020 il CNR ha condotto un’indagine sulla base di 140mila interviste per studiare gli effetti psicosociali dovuti al distanziamento fisico e alla didattica a distanza. Dalla ricerca è emerso che da aprile 2020 si è “scatenata” un escalation di violenza all’interno delle mura domestiche e dal lato degli stereotipi si è registrato un forte arretramento culturale. Più di un terzo degli intervistati ha dichiarato che la donna è tornata al ruolo naturale di madre e moglie con un aggravio della condizione delle lavoratrici. Le donne che hanno usufruito del lavoro agile (40%), si sono fatte carico di altre incombenze familiari (DAD, lavoro di cura, lavori domestici) e solo a lockdown allentato gli uomini hanno ripreso il lavoro in presenza mentre le donne non ce l’hanno fatta. Loro sono rimaste in smart working per accudire i figli piccoli. Dall’indagine emerge anche una forte contrazione del tempo libero rispetto al passato (51%) contro il 22% degli uomini. In sintesi, se da un lato il lavoro agile migliora la conciliazione tra tempi di vita e lavoro per maggiore flessibilità, minor impatto ambientale e risparmio economico, dall’altro ha generato sentimenti di segregazione, smarrimento e solitudine non sempre condivisi dai partner uomini.

Stefania Brancaccio

Dalle quote rosa alle aliquote rosa

Il Manifesto operativo lanciato da Stefania Brancaccio dalle “Quote rosa alle aliquote rosa” è la proposta che riaccende il dibattito sulla Gender Tax e propone di applicare un’aliquota fiscale più bassa sul lavoro incoraggiando le donne a permanere nel mercato produttivo. Una differente tassazione uomo-donna è una politica di genere che va al cuore delle disuguaglianze. “La disparità” dice Brancaccio “nasce in famiglia e non in azienda. Il modello familiare italiano è lo stesso da cinquant’anni e oggi l’80% della gestione domestica ricade ancora sulle donne. Questa responsabilità incombe come una “zavorra” e pone le donne di fronte ad un “bivio”: entrare nel mondo del lavoro o rimanere a casa per non sostenere i costi qualora fosse impiegata. L’imprenditrice ricorda che nel tempo sono stati adottati tiepidi provvedimenti (quote rosa, job act, assegni baby, etc.) ma tutti definiti per settore e durata. Il Global Gender Gap considera come discriminante al lavoro, la disparità finanziaria uomo e donna. La crisi ha aumentato le disuguaglianze e solo un aumento di reddito e una riduzione delle aliquote fiscali, potrebbe alleviare le spese per asili nido, baby-sitter e assistere i genitori anziani. In conclusione, il Manifesto è indirizzato ai decisori per far sì che la società in futuro sia più equa, in grado di raggiungere un nuovo umanesimo.

Veronica De Romanis

Più occupazione femminile con l’uso di strumenti distorsivi  

La situazione è grave a livello macroeconomico, siamo a crescita zero, debito in aumento, produttività stagnante da oltre 20 anni, disoccupazione elevata tra giovani e donne, welfare squilibrato giacché è stato speso molto per anziani ma poco per giovani e famiglia, spiega l’economista Veronica De Romanis. Oggi però abbiamo le risorse con il Next Generation EU ma dipenderà da come il nostro paese saprà impiegare i fondi visto che siamo i maggiori beneficiari rispetto ad altri. Per crescere è necessario investire sulle donne; più occupazione femminile significa maggiore Pil, meno disuguaglianze e aumento della natalità. L’Italia ha una curva d’invecchiamento in ascesa, bisogna invertire la tendenza per il welfare futuro. “Ora” commenta l’economista “occorre prendere decisioni coraggiose e la Commissione Europea esorta l’Italia a spendere nel digitale, nella transizione ecologica e seguire le raccomandazioni per aumentare l’occupazione femminile”. De Romanis è convinta che si deve intervenire sulle quote rosa e sulle aliquote rosa che di per sé sono elementi distorsivi ma si traducono in una crescita delle donne sul mercato del lavoro.

Il Manifesto delle donne per incentivare la crescita economica

Il Manifesto Donne per la Salvezza è stato un punto di approdo a cui hanno aderito professioniste ed organizzazioni nella stesura del documento. “Il Manifesto” afferma Valeria Manieri “mette a disposizione idee per fare bene sull’occupazione femminile, sulla creazione di infrastrutture sociali, asset di sviluppo per la crescita economica e servizi di cura e assistenza per un’economia professionalizzata”. “In futuro” aggiunge “occorrerà vigilare sugli strumenti adottati dall’attuale Governo Draghi all’interno del PNRR italiano (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza) che si auspica sia modificato rispetto alla bozza del precedente esecutivo”. “L’attuale Governo” spiega “ha restituito al paese un risultato positivo con l’approvazione dell’assegno unico alle famiglie che va verso un quoziente familiare universale, una politica diversa da quella finora adottata”.

Gian Luca Galletti

Defiscalizzazione del lavoro, smart working e nuovo welfare: il punto delle istituzioni

Nel 2020, commenta l’ex ministro Galletti, il paese ha perso oltre 300mila nati ed è priorità assoluta mettere in agenda le questioni relative alle politiche di genere. Sostiene che le quote rosa rappresentano l’unico strumento per incentivare le aziende ad assumere donne e nello stesso tempo esorta le imprese ad essere trasparenti ovvero comunicare il dato sulle politiche di genere adottate. Il dato secondo Galletti dovrebbe essere obbligatorio e aggiunge che se non venisse rispettata la regola l’azienda sarebbe sanzionata. “Infine”, conclude “è ora di revisionare la politica di welfare, così da spostare l’attenzione sulle famiglie.

Ministra per le Pari Opportunità e Famiglia, Elena Bonetti

“In Italia abbiamo un problema di partecipazione delle donne alla vita attiva e nella contribuzione della leadership politica. O si sceglie la parità di genere riconoscendola come elemento fondante per una forma istituzionale democratica o la tratteremo come una disuguaglianza da sanare e non con lo sguardo di chi riconosce che solo con la promozione del protagonismo femminile potremmo attivare processi di crescita per lo sviluppo del paese”.

Così la ministra Bonetti spiega che vanno inserite politiche salariali agevoli in grado di sostenere le carriere femminili defiscalizzandole. La defiscalizzazione non solo sarebbe un beneficio per l’azienda ma produrrebbe effetti positivi sul Pil con un incremento dell’occupazione in termini di quantità e qualità di lavoro femminile”. La fiscalità agevolata sarebbe un sollievo per l’impresa che percepirebbe la maternità non come un costo a suo carico. Altra cosa sono i servizi che occorre rivedere per creare un nuovo sistema sociale che vada verso la condivisione delle responsabilità educative, pensare ad infrastrutture innovative (asili nido, smart working, riorganizzazione dei tempi e spazi di comunità, nuovo welfare, maggiore qualità nell’educazione e formazione nei primi anni di vita dei figli). L’opportunità c’è e grazie ai 191miliardi di euro messi a disposizione dall’EU è possibile consegnare alle prossime generazioni un paese migliore con la consapevolezza che questi soldi sono un investimento per il loro futuro.

L’evento è stato organizzato dall’Istituto per la Competitività (I-Com) con l’Unione Cristiana Imprenditori e Dirigenti (UCID), le Donne Imprenditrici di Fipe, Le Contemporanee, Half of It – Donne per la salvezza, Regeneration Y-outh e l’Istituto di Ricerche sulla Popolazione e le Politiche Sociali. L’iniziativa è stata patrocinata dal Women 20, l’engagement group del G20 dedicato all’uguaglianza di genere.

Cristina Montagni

No Women No Panel e Politiche UE per la parità di genere

Nella sede del Parlamento Europeo a Roma il 23 marzo si è svolto il convegno Next Generation EU: le politiche per la parità di genere e l’iniziativa “No Women No Panel – Senza Donne non se ne parla”. La campagna lanciata dalla Commissaria europea Mariya Gabriel intende scardinare gli stereotipi che vedono le donne in diversi ambiti lavorativi, dibattiti, conferenze e commissioni, non equamente rappresentate.

Al webinar hanno aderito Elena Bonetti, Ministra per le Pari Opportunità e per la Famiglia, Evelyn Regner, Presidente della commissione per i Diritti delle Donne e l’Uguaglianza di Genere del Parlamento europeo, Mariya Gabriel, Commissaria europea per l’Innovazione e Paolo Gentiloni Commissario europeo all’Economia.

Il direttore del PE in Italia Carlo Corazza nell’introdurre il dibattito sottolinea che l’Europa è in prima linea sulla parità di genere, riconosce che c’è molto da fare e i numeri lo confermano. “Oggi ci sono oltre 640 milioni di donne occupate in meno a livello globale, con enormi differenze salariali e fragilità contrattuali dovuti a stereotipi culturali che non appartengono ai paesi in via di sviluppo ma risiedono in Occidente”. Inoltre, un sondaggio della Women Forum sui paesi G7 mostra che il 74% degli intervistati ritiene normale che la donna debba sacrificare la carriera per una piena vita familiare, mentre il 38% pensa ci sia differenza nell’apprendimento maschi/femmine, per cui le donne sarebbero meno adatte alle professioni scientifiche. Questa arretratezza culturale reca un danno all’intera società, e uno studio McKinsey dimostra che se vi fosse piena parità si potrebbero liberare già dal 2025 oltre 240 milioni posti di lavoro generando un PIL pari a quello del Giappone, Germania e Regno Unito.

Lavoro, benessere, equità sociale per la Ministra Elena Bonetti

A sinistra Simona Sala-Direttrice Rai Radio1 e Ministra Elena Bonetti

La ministra Elena Bonetti convinta della campagna “No Women No panel” sostiene sia fondamentale abbracciare una cultura che promuova la parità di genere, un atto di civiltà al quale il nostro paese è rimasto troppo indietro. “Le donne in Italia sono all’altezza per esercitare una leadership in ogni settore” e aggiunge “la parità non si concede ma si costruisce con un sistema politico, economico e lavorativo in cui la parità è scelta come elemento necessario per esercitare la democrazia”. “Con il Piano Next Generation EU l’Italia avrà a disposizione 191 miliardi di euro per incidere su tre pilastri primari: Sud, Giovani e Donne”. Il governo – guidato da Mario Draghi – ha come obiettivo la parità di genere riconosciuto come un investimento e non un costo; quindi investire nelle donne significa promuovere lavoro, benessere ed equità sociale. La ministra conferma che a breve verrà disposto un piano in cui saranno definite azioni per singoli interventi. “Dal lato del lavoro” commenta “siamo sotto la soglia del 48%, occorre puntare alla media europea, 20% in più di posti di lavoro, incidendo sui territori e sulle donne del Sud Italia”. “Per gli asili nido è necessario raggiungere il 50% di posti di lavoro, media francese (Italia 24% della media nazionale). Questo traguardo può essere ottenuto modificando la legge Family Act che avrà un effetto moltiplicatore sulle donne spesso costrette a seguire i figli nella cura e nelle attività educative”.

Gender mainstreaming vs una valutazione della parità di genere

Simona Sala, Elena Bonetti, Emma D’Aquino

Il modello Gender mainstreaming costituisce la strategia europea per raggiungere una pari opportunità tra uomini e donne. Su questo modello il presidente del Consiglio Draghi ha lanciato la prima strategia per la parità di genere, dove la filosofia – simile alla campagna “non women non panel” – è che la parità venga considerata uno strumento di produttività economico-sociale, cioè ogni azione verrà misurata attraverso uno strumento di valutazione per ottenere un indice sistemico. “Sul piano della transizione energetica” sottolinea Bonetti “si adotteranno criteri ad hoc per aumentare l’impatto della componente femminile in ogni settore e successivamente verificare quanto la misura incida sull’occupazione femminile nei settori produttivi. Il concetto è introdurre – sia nel pubblico che nel privato – un’indicizzazione che promuova e valuti la parità di genere”. Ogni azienda dovrà specificare in modo trasparente quanto le azioni messe in campo hanno incentivato la parità nella leadership. “Solo così” afferma la ministra “sarà possibile premiare le azioni positive adottate dall’azienda, viceversa penalizzare quelle che non si dotano di tali criteri. Per quanto riguarda il bonus baby-sitter Bonetti chiarisce che il paese deve sostenere un welfare nel quale il carico di cura genitoriale è visto come una responsabilità che il genitore esercita in nome di tutti e va accompagnato. Il governo ha trovato 300 milioni di euro per gli aiuti alle lavoratrici (partite IVA, libere professioniste) ma sta studiando un piano per incrementare le risorse a partire dall’assegno unico universale che incide in buona parte sulle spese educative della famiglia.

Programma Europeo InvestEU 2021-2027

Evelyn Regner, Presidente della Commissione per i Diritti delle Donne

Evelyn Regner conferma che il Piano Europeo InvestEU 2021-2027 stanzia ingenti risorse per sostenere l’occupazione femminile. “Le donne penalizzate dalla pandemia” commenta “con questo piano hanno la possibilità d’essere maggiormente occupate. Pregiudizi, retaggi culturali, ingiustizia fiscale, scarso accesso al credito, hanno fatto credere che le donne siano meno propense a fare impresa. Invece sono loro a dar vita a piccole e medie imprese investendo capitale proprio senza dimenticare che sono anche impegnate in lavori sociali”. Obiettivo della Commissione è eliminare le ingiustizie, promuovere l’equità sociale, garantire l’accesso nei posti chiave e far sì che le banche concedano maggiori crediti alle donne. “Focus del piano” conclude Regner è “incentivare i micro finanziamenti, dare spazio all’economia sociale, promuovere la parità e premiare le qualifiche professionali con l’istruzione”.

Mariya Gabriel, promotrice della campagna “No Women No Panel”

Mariya Gabriel, promotrice della campagna “No Women No Panel”

La Commissaria europea Gabriel sostiene che esistono donne di talento che possiedono un forte potenziale imprenditoriale a favore dell’economia verde. Il 41% sono scienziate, ingegneri, il 48% sono laureate e rappresentano il 33% dei ricercatori ed il 32% ricoprono alte cariche universitarie; insomma, un universo che ha bisogno di maggiore visibilità. La campagna “No Women No Panel” nata nel 2018 intende garantire che almeno una donna partecipi ad ogni panel istituzionale per sensibilizzare il pubblico all’uguaglianza di genere.

Paolo Gentiloni Commissario europeo all’Economia

Valutazione dell’impatto di genere, il punto del Commissario europeo Paolo Gentiloni

Con Next Generation EU la Commissione dovrà sorvegliare sull’attuazione delle regole affinché vengano ben allocate le risorse per misurare la valutazione dell’impatto di genere (VIG). Da un lato verificherà l’impatto sugli investimenti, dall’altra sorveglierà affinché ogni paese rispetti le linee dettate dal Piano europeo. In ordine alla parità salariale – principio sancito dai Trattati di Roma nel 1954 ma rimasto sulla carta – Gentiloni specifica che il divario in Europa si attesta al 14% ma triplica sulle pensioni (33%).

Simona Sala, Paolo Gentiloni, Elena Bonetti, Emma D’Aquino

“Di recente” spiega “la Commissione Europea ha firmato la direttiva che obbliga le imprese a rendere trasparenti gli stipendi tra uomini e donne. Questo strumento di vigilanza sarà uno stimolo per le aziende e per le organizzazioni sindacali che avranno il compito di far rispettare la direttiva all’interno delle strutture imprenditoriali”. “Infine”, conclude Gentiloni “il Recovery plan sarà un’occasione per accelerare la parità di genere e Next Generation EU va proprio in questa direzione e aggiunge che la prima tranche dei fondi europei (circa 20 miliardi) potrebbe arrivare prima della pausa estiva.

Cristina Montagni

Il PE nella Giornata internazionale della donna: Emancipazione, leadership e trasparenza salariale

Un parterre d‘eccezione per ricordare la Giornata internazionale della donna durante la plenaria del PE l’8 marzo scorso. Sono intervenute alla commissione la Prima ministra neozelandese Ardern, la Vicepresidente americana Harris, il Presidente Sassoli e la Presidente von der Leyen per omaggiare le donne in prima linea contro il COVID-19. Il Parlamento europeo ha celebrato la Giornata Internazionale delle donne, ricordando l’importanza dell’emancipazione e della leadership femminile durante la pandemia.

Sassoli, Ardern, Harris e von der Leyen hanno reso omaggio alle donne in prima linea nella crisi del COVID-19 © Unione Europea 2021

In occasione della plenaria del Parlamento Europeoche ricordiamo si svolge dall’8 all’11 marzo a Bruxelles – il Presidente David Sassoli ha dichiarato: “La pandemia rischia di cancellare decenni di conquiste delle battaglie delle donne europee sul diritto al lavoro, alla condivisione del lavoro di cura, all’autonomia nelle relazioni, al rispetto e al diritto delle proprie scelte nelle relazioni affettive”. Ha poi sottolineato quanto il divario salariale di genere ha raggiunto traguardi inaccettabili: ”le donne in Europa guadagnano in media il 14,1% in meno degli uomini e questa disparità non è più accettabile”. “La proposta” ha detto Sassoli “è mettere al centro dell’agenda della Commissione Europea misure vincolanti per la trasparenza salariale.” Ha poi esortato tutti i Paesi dell’Unione a ratificare la Convenzione di Istanbul, e l’UE a considerare in maniera definitiva la violenza contro le donne reato a livello comunitario.

Index score for European Union 2020. Indicator that measures the complex concept of gender equality and based on the EU policy framework (EU 28 and some countries including Italy)

In un videomessaggio la prima ministra della Nuova Zelanda, Jacinda Ardern, ha sottolineato come il COVID-19 abbia accentuato le disuguaglianze tra donne e uomini affermando che “solo attraverso una piena inclusione delle donne a tutti i livelli di leadership è possibile garantire che le risposte alla pandemia soddisfino i bisogni di tutti”. Ritiene inoltre fondamentale sostenere le imprese guidate da donne, considerandole parte della strategia di ripresa dal COVID-19, cosicché possano accedere con maggiore facilità ai vantaggi nel commercio e servizi”.

La Vicepresidente degli Stati Uniti, Kamala Harris, ha parlato delle tante sfide che le donne hanno affrontato durante la crisi sottolineando che “dobbiamo garantire la sicurezza delle donne a casa e in ogni comunità, trattarle con dignità sul posto di lavoro sostenendo piani e condizioni favorevoli affinché possano prendersi cura delle famiglie ed eccellere sul posto di lavoro”. Ha poi aggiunto che “è tempo di offrire alle donne ruoli paritari nei processi decisionali, necessari per garantire democrazie libere e giuste”. “Non è solo un atto di buona volontà” ha commentato Harris “è una dimostrazione di forza. Se costruiamo un mondo a “misura” per le donne, le nazioni saranno più sicure, più forti e più prospere”. A fine conferenza Harris ha commentato sul futuro delle relazioni UE e Stati Uniti: “Il Presidente Biden e io non vediamo l’ora di lavorare con i membri del Parlamento europeo per consolidare l’alleanza transatlantica”. E conclude ”è essenziale lavorare insieme per portare avanti quei principi che rafforzano le democrazie: responsabilità e trasparenza, Stato di diritto e diritti umani. Non sprechiamo l’opportunità che abbiamo davanti a noi”.

La celebrazione della Giornata internazionale della donna si è conclusa con il discorso della Presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, che ha sottolineato: “troppe donne in Europa non hanno l’opportunità di lavorare e guadagnarsi da vivere. Oggi, il tasso di occupazione femminile è al 67% contro il 78% degli uomini, questo divario è inaccettabile”. “La scorsa settimana” ha ricordato “abbiamo fissato un nuovo obiettivo per l’Europa: dimezzare il divario occupazionale di genere e il traguardo del 78% entro la fine del decennio deve essere uguale per uomini e donne. Non sarà facile, ma faremo di tutto per raggiungere questo traguardo”. Infine, ha tenuto a precisare che la Commissione europea ha chiesto agli Stati membri che le donne siano al centro dei piani economici di ripresa dalla pandemia, solo così si può parlare di crescita per tutti.

Cristina Montagni

Integrare la diversità nei luoghi di lavoro è una scelta di valore

Integrare la diversità è un valore se viene adottata nei luoghi di lavoro. La Fondazione Sodalitas nata in Italia nel 1995 da imprese e manager volontari, è diventata un’organizzazione che promuovere la responsabilità sociale d’impresa, la cultura delle partnership orientata a costruire un futuro di crescita, sostenibilità, inclusione, coesione e sviluppo per la comunità.

Questi i temi trattati a novembre scorso nel corso del virtual meeting promosso da Fondazione Sodalitas a cui hanno partecipato Elena Bonetti, Ministra per le Pari Opportunità, Francesca Puglisi, Sottosegretaria al Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali, Enrico Falck, Presidente della Fondazione Sodalitas, Szabolcs Schmidt, Head of Unit Non-Discrimination and Roma Co-ordination of European Commission, Francesca Bagni Cipriani, Consigliera Nazionale di parità, Claudia Strasserra, Chief Reputation Officer and Sustainability Manager di Bureau Veritas e  Alessandro Beda, Consigliere delegato di Fondazione Sodalitas.

Così Sodalitas propone la Carta per le Pari Opportunità, una dichiarazione sottoscritta volontariamente dalle imprese per diffondere in azienda politiche rivolte alle risorse umane inclusive – libere da discriminazioni e pregiudizi – in grado di valorizzare i talenti in tutta la loro diversità.

La Carta fa parte della Piattaforma Europea delle Diversity Charters, promossa dalla Commissione Europea per combattere le diseguaglianze nei luoghi di lavoro. Attualmente è costituita da 26 Diversity Charters degli Stati membri: Austria, Belgio, Bulgaria, Cipro, Croazia, Danimarca, Estonia, Finlandia, Francia, Germania, Grecia, Irlanda, Italia, Lettonia, Lituania, Lussemburgo, Paesi Bassi, Polonia, Portogallo, Repubblica Ceca, Romania, Slovacchia, Slovenia, Spagna, Svezia, Ungheria. La delegazione italiana è costituita da Fondazione Sodalitas insieme alle imprese aderenti alla Carta.

Sentimento della Carta per le Pari Opportunità

In considerazione della situazione del mercato di lavoro italiano per quanto riguarda la parità di genere – siamo ancora al 76° posto su 135, secondo il Global Gender Gap Report del World Economic Forum – Fondazione Sodalitas ha deciso di lanciare nel 2009 la Carta per le Pari Opportunità e l’Uguaglianza sul Lavoro, con un focus specifico su questo tema. In questi anni la Carta è stata sottoscritta da oltre 800 imprese tra organizzazioni non profit e pubbliche amministrazioni di cui il 59% imprese, il 23% enti pubblici e il 18% da enti del Terzo settore che impiegano oltre 700.000 lavoratori. La Fondazione crede che la valorizzazione del pluralismo e le pratiche inclusive nel mondo del lavoro contribuisca al successo e alla competitività delle stesse. Una scelta vincente date le evidenze internazionali ormai consolidate.

Il manifesto della Carta e il dialogo con la Commissione Europea

Uguaglia e diversità nella carta delle opportunità

La Commissione Europea riconoscendo il ruolo strategico delle Carte della Diversità si riunisce periodicamente per favorire lo scambio di buone prassi tra le organizzazioni promotrici per sviluppare iniziative sinergiche. Si è visto che le imprese con politiche efficaci di pari opportunità ed inclusione hanno il 60% di probabilità di migliorare profitti e produttività, oltre a godere di una migliore reputazione, capacità di attrarre i talenti e maggiore creatività e innovazione. Inoltre, le aziende in grado di fare diversity management hanno una migliore propensione all’innovazione, a conferma che i fatturati sono in misura maggiore generati da prodotti e servizi di nuova concezione. È con questo sentiment che Sodalitas – insieme alla Commissione Europea e la Consigliera Nazionale di Parità e il patrocinio del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali – ha sviluppato la Carta quale strumento per realizzare un ambiente di lavoro che assicuri pari opportunità e riconoscimento delle competenze individuali. Adottando la Carta, l’impresa contribuisce alla lotta contro tutte le forme di discriminazione sul luogo di lavoro – genere, età, disabilità, etnia, fede religiosa, orientamento sessuale – impegnandosi a valorizzare le diversità all’interno dell’organizzazione aziendale, con riguardo alle pari opportunità tra uomo e donna. La Carta fornisce poi un decalogo di azioni concrete per guidare nella sua applicazione le imprese aderenti di ogni dimensione.

Necessario un cambiamento culturale e strategico

Carta delle opportunità

“Il cambiamento è possibile e il nostro Paese è pronto”, ha detto Elena Bonetti. “Promuovere la parità di genere nei luoghi di lavoro e far sì che diventi realtà è una delle sfide in questo tempo. Strumenti come la Carta per le Pari Opportunità e l’uguaglianza sul lavoro possono accompagnare quel percorso necessario da compiere per far ripartire il Paese nella sua interezza e costruire un futuro in cui diversità e inclusione siano riconosciuti come valore, per le imprese e per le nostre comunità”. Anche Francesca Puglisi ribadisce l’importanza dello strumento specificando che “la pandemia ha aggravato il divario di genere che esisteva prima del Covid”. “Per cambiare in modo strutturale i divari di genere” ha continuato “occorre un mix di interventi su cui stiamo lavorando in vista della legge di bilancio e del Recovery Plan: condivisione del lavoro di cura con l’aumento dei congedi parentali obbligatori ai padri, aumento della rete dei servizi per la prima infanzia e incentivi alle assunzioni”. “Infine chi investe in diversità ed inclusione fa un’operazione non solo sociale ma anche economica” ha concluso la sottosegretaria al Ministero del Lavoro.

“Il sostegno delle istituzioni italiane ed europee è fondamentale per coinvolgere le imprese del nostro paese in una vera e propria “alleanza per le Pari Opportunità” ha commentato Falck, presidente di Sodalitas. Per farlo, occorre diffondere tra le imprese la consapevolezza che investire in diversità e inclusione significa investire nella competitività e nelle prospettive di sviluppo dell’impresa stessa”. “È importante”, ha concluso Falck, “portare questi temi al centro dell’attenzione, soprattutto oggi che siamo impegnati nella sfida di costruire una ripresa che ci permetta di uscire dalla crisi economica e sociale più forte della nostra storia recente”.

COME ADERIRE ALLA CARTA

L’adesione può essere effettuata:

– compilando ogni parte del modulo disponibile a questo link ed inviandolo all’indirizzo mail cartapariopportunita@sodalitas.it

restituendo firmata la copia della CARTA personalizzata ricevuta a seguito dell’invio del modulo.

La CARTA firmata dovrà essere inviata a: Segreteria Organizzativa della Carta per le Pari Opportunità presso Fondazione Sodalitas Via Pantano 2, 20122 Milano (MI)

Cristina Montagni

Donne in Campo. Il decreto del ministero delle politiche agricole alimentari e forestali a sostegno del lavoro femminile in agricoltura

TERESA BELLANOVA ministro delle politiche agricole alimentari e forestali

Con il decreto “Donne in Campo”, varato a giugno dalla Conferenza Stato Regioni è stata approvata una misura per valorizzare e potenziare il ruolo delle donne in agricoltura. Nel settore si concentra un alta percentuale di occupazione femminile e l’attuazione del Decreto Donne in Campo, entra di fatto in legge di bilancio 2020.

La manovra definisce criteri e modalità per la concessione di mutui agevolati a tasso zero per sostenere iniziative finalizzate allo sviluppo o al consolidamento di aziende agricole condotte da imprenditrici, attraverso investimenti nel settore agricolo e in quello dedito alla trasformazione e commercializzazione dei prodotti relativi. “Siamo pronte a questa nuova sfida che ci vede chiamate in causa dal bonus “donna in campo” previsto nella legge di bilancio 2020-2022”, ha annunciato la ministra per le politiche agricole, alimentari e forestali, Teresa Bellanova. Così come ha espresso soddisfazione per lo sviluppo del settore, Pina Terenzi, presidente nazionale di Donne in Campo, associazione al femminile di Cia-Agricoltori Italiani.

Bonus al femminile

La misura inserita in decreto prevede un fondo rotativo da 15 milioni per garantire mutui a tasso zero, fino ad un massimo di 300 mila euro, alle imprenditrici agricole o a quelle che vorranno diventarle. Un’opportunità reale che considera oltre 200 mila aziende agricole al femminile, attive in Italia, tra settore vitivinicolo, zootecnico e ortofrutticolo. Quel 40% di forza lavoro rappresentato dalle donne in agricoltura, potrà secondo la presidente di Donne in Campo-Cia, ottenere un sostegno per investire nella trasformazione e commercializzazione di prodotti agricoli, in ricerca e innovazione con una spinta verso il ricambio generazionale. I mutui concessi andranno da un minimo di 5 a un massimo di 15 anni, comprensivi del periodo di preammortamento. Tra le misure adottate è stata definita la possibilità di accettare fideiussioni anche da parte di enti assicurativi e non solo bancari. Il soggetto che curerà l’attuazione del fondo sarà Ismea.

donne in campo

Le donne del settore

Le donne elaborano una visione di genere dell’agricoltura italiana. Sono innovatrici e capaci di coniugare crescita produttiva a tutela della biodiversità e tradizione. La multifunzionalità si conferma un’alleata nell’imprenditorialità al femminile che crede nel valore culturale e sociale del cibo, nella tutela del suolo e del paesaggio. Non solo. Donne in campo è una misura a sostegno dell’imprenditoria giovanile che reclama l’importanza di una agricoltura plurale, consapevoli di come le donne e le nuove generazioni costituiscano una importante leva di cambiamento e innovazione su cui il Paese possa contare.

Donne impiegate in agricoltura

Le statistiche ci dicono che sono più di 200 mila le imprenditrici agricole in Italia, circa il 28% del totale. Di queste aziende una parte considerevole è nelle mani di giovani donne under 35. Ad esempio, in alcuni settori come l’ortofrutta, l’occupazione femminile raggiunge il 70%. Il futuro dell’agricoltura parla la lingua delle donne e soprattutto si rivolge alle nuove generazioni dove gran parte della nuova agricoltura multifunzionale ruota intorno al lavoro, alla capacità e alla creatività femminili.

Cristina Montagni

“Innovazione Sostantivo Femminile 2019”. La Regione Lazio punta sull’empowerment femminile

Il bando “Innovazione Sostantivo Femminile 2019” alla sua 4° edizione, presenta delle novità sul concetto d’impresa femminile. Ad illustrarne le fasi, il 25 settembre presso la sede di Confcooperative Roma, esperti della Regione Lazio hanno chiarito che è possibile finanziare un’impresa con una donna a capo di essa.Sostantivo femminile 2019

È sufficiente che nel consiglio di amministrazione, l’amministratore unico sia donna per chiedere i contributi alla partecipazione. Da un punto di vista dei contenuti, l’avviso introduce elementi in una logica dell’empowerment femminile verso le discipline STEM (discipline scientifiche e tecnologiche), dall’altra riduce il concetto d’innovazione, perché vengono valutati processi innovativi con soluzioni ICT (tecniche d’informazione ed elaborazione dati con l’uso di tecnologie digitali). Per valorizzare la progettualità delle donne, il Fondo messo a disposizione dalla Regione Lazio, ammonta ad 1 milione di euro e la call è aperta dal 11 settembre 2019 fino al 12 novembre 2019.

Chi può partecipare

L’avviso è rivolto alle micro, piccole e medie imprese (MPMI) in forma singola, libere professioniste equiparate alle imprese, anche se non ancora costituite alla data di presentazione della domanda, o libere professioniste con partita IVA che hanno sede nel territorio della Regione Lazio.

Le imprese femminili devono rispettare i seguenti requisiti:

  • la libera professionista è donna;
  • l’impresa individuale il cui titolare è una donna;
  • la società di persone, società cooperativa e studio associato dove la maggioranza dei soci è costituita da donne o la maggioranza delle quote di partecipazione è detenuta da donne;
  • la società di capitale in cui la maggioranza dei componenti dell’organo di amministrazione è costituita da donne o la maggioranza delle quote di capitale è detenuta da donne;
  • i consorzi composti dal 51% o più da imprese femminili

Progetti ammessi

Nel valorizzare lo sviluppo delle imprese femminili, la Regione Lazio, sostiene i seguenti progetti:

  • Innovazione dei processi produttivi aziendali con l’uso di tecnologie digitali e processi robotizzati intelligenti;
  • Innovazione di prodotti e/o servizi digitali;
  • Innovazione guidata dal design e creatività. Ovvero studiare sistemi di fabbricazione digitale con l’uso di tecnologie a supporto dei processi produttivi (stampa 3D, prototipazione rapida etc);
  • Innovazione organizzativa e manageriale. Uso di tecnologie per memorizzare, elaborare, ed archiviare dati in modalità multilingua, impiegando risorse hardware e software distribuite in rete sfruttando l’architettura del Cloud computing (realtà aumentata, data mining, IoT (Internet of Things), web 2.0, social media, eCommerce, new media, editoria digitale, sistemi di tracciabilità per autenticare prodotti e ottimizzare i processi logistici);
  • Sistemi innovativi per comunicazioni strategiche e strumenti di marketing digitale;
  • Sistemi di eco-innovazione per migliorare le performance aziendali nella produzione di prodotti (macchine a controllo numerico) che in termini di sicurezza e sostenibilità riducono l’impatto ambientale con una diminuzione di risorse di energia e acqua;
  • Safety-innovazione. Progetti capaci di elevare la sicurezza nei luoghi di lavoro inclusa l’introduzione di tecnologie utili all’inserimento lavorativo delle persone con disabilità.

Il Fondo, l’aiuto e il contributo concesso

Sostantivo femminile 2019

La dotazione finanziaria di 1 milione di euro attinge dal POR FESR 2014-2020 – Asse 3 Competitività. Una quota del fondo, 200 mila euro (20%), è riservata alle imprese localizzate nei territori individuati come Aree di Crisi Complessa della Regione Lazio (Colleferro, Rieti, Frosinone, Anagni e Fiuggi). Un contributo a fondo perduto (sotto forma di aiuto) è destinato in regime di De Minimis. Con il De Minimis vengono concessi piccoli importi che non superano i 200mila euro o in alternativa vengono erogati in regime di esenzione. In particolare, con il De Minimis è possibile ottenere alte percentuali di copertura finanziaria per bassi importi, mentre in regime di esenzione gli aiuti sono più elevati ma la copertura è più bassa, ciò dipende dall’ampiezza dell’azienda (micro, piccola, media o grande) che va dal 15 al 30%, solo in alcuni casi raggiunge il 50%. Il contributo a fondo perduto si riferisce ad una quota compresa fra il 50 ed l’80% e la scelta è stabilita dall’azienda per importi fra i 15 e i 40mila euro. A riguardo l’azienda è tenuta a presentare una rendicontazione dettagliata (fatture di acquisti di beni). In aggiunta all’importo richiesto si può inserire un 15% forfettario (da non rendicontare) che vale per i costi del personale impiegato nel progetto. Significa che se l’azienda presenta un piano d’investimenti di 20mila euro e aggiunge il 15% (23mila euro in totale) può chiedere il 50% su 23mila euro. Quindi presentando un piano d’investimenti, l’azienda anticipa 20mila euro più IVA (a carico dell’azienda) rendicontando le spese e dopo 6 mesi, verrà restituito l’importo che ammonta a 11.5mila euro. A quel punto l’azienda avrà 9 mesi per realizzare il progetto.

Costi ammissibili

I costi da rendicontare non potranno superare il 20% dell’intero importo e le voci di spesa ammesse sono:

Investimenti materiali: acquisto di attrezzature, strumenti e sistemi nuovi di fabbrica, dispositivi, software, applicativi digitali e strumentazione aziendale;

Investimenti immateriali: acquisto di brevetti, licenze, o altre forme di proprietà intellettuale; canoni per servizi erogati in modalità Cloud computing, software e sistemi applicativi integrati e connettività dedicata; consulenze specialistiche per l’acquisizione di servizi ICT; costi del personale a forfait che si riferiscono alle risorse impiegate dalle MPMI per realizzare il progetto.

Compilazione del formulario e gestione delle domande

Per partecipare occorre accedere alla piattaforma GeCoWEB dal sito http://www.lazioinnova.it. Da qui è possibile reperire i formulari ed inviare la candidatura, dopo aver compilato i box tecnici, al portale GeCoWEB e alla posta certificata incentivi@pec.lazioinnova.it.

Per la documentazione è attiva la pagina Lazio Innova.

Cristina Montagni

Premio GammaDonna 2019

Parte XXI edizione del Premio GammaDonna che dal 2004 fa emergere le imprenditrici che si sono distinte per la capacità di innovare. Scadenza per le candidature: 5 agosto 2019.

Il Premio nell’ambito del Forum Nazionale dell’Imprenditoria Femminile e Giovanile – GammaForum, è considerato l’evento nazionale più importante dedicato alla valorizzazione delle donne e dei giovani nel mondo dell’economia e dell’impresa.

Visual premio Gamma Donna 19“Le imprenditrici” hanno commentato le organizzatrici “sono riuscite a coniugare innovazione, impresa e società, sperimentando attività e assetti nuovi, facendo del “valore condiviso” un vero e proprio vantaggio competitivo”. A questo riconoscimento si affiancheranno altri due premi: il QVC Next Award per la creatività Made in Italy e il Giuliana Bertin Communication Award. L’undicesima edizione – promossa dall’Associazione GammaDonna® in collaborazione con la Commissione Europea e il contributo di QVC Italia – si svolgerà il 15 novembre 2019 a Milano, nella sede de Il Sole 24Ore, con il titolo “Connexions. Strategie per lo sviluppo dell’imprenditoria innovativa”.

“Esiste un tessuto imprenditoriale innovativo” hanno dichiarato le ideatrici del premio “spesso poco diffuso in Italia che contribuisce alla crescita della nostra economia. Si tratta di donne con spiccata propensione all’innovazione, il cui numero è in crescita, anno dopo anno”. In Italia, le imprese a conduzione femminile aumentano con un tasso tre volte superiore rispetto a quelle maschili e contribuiscono per un terzo alla crescita dell’imprenditoria italiana. Il Premio GammaDonna è quindi destinato a imprenditrici che si sono distinte per aver innovato con prodotti/servizi, processi o modelli organizzativi nuovi all’interno della propria azienda, costituita entro il 1° gennaio 2017.

Le candidature

Le candidature una volta selezionate entreranno in short-list e otterranno uno spazio nella piattaforma GammaDonna (www.gammaforum.it) che racconta e diffonde storie di innovazione, leadership e visione. Le sei finaliste presenti il 15 novembre a Milano, apriranno l’11° Forum Nazionale dell’Imprenditoria Femminile e Giovanile – GammaForum, dove una giuria composta da personalità del mondo dell’impresa, del venture capital e dell’innovazione decreterà il vincitore.

In palio

Alle imprenditrici selezionate verrà offerto un Master della 24Ore Business School, un percorso d’incubazione in Polihub – Politecnico Milano, incontri con gli investitori del network BacktoWork24 e 6 mesi di mentoring affiancati da un manager selezionato ValoreD, attività di comunicazione dedicate.

Candidatura per i 2 Award

  1. Il QVC Next Award per il prodotto più innovativo – giunto alla sua terza edizione e promosso da QVC Next, il programma di accelerazione per startup di prodotto – premierà l’eccellenza creativa Made in Italy. L’impresa vincitrice si aggiudicherà un percorso di mentoring su business model e strategie di mercato con il team QVC (Merchandising, Legal, Quality & Cerifications, Brand&Comms, Supply Chain). Avrà inoltre accesso alla valutazione commerciale per onboarding e vendita del proprio prodotto attraverso le piattaforme QVC. 
  2. All’imprenditrice che si sarà distinta nel campo della comunicazione on e offline sarà destinato il Giuliana Bertin Communication Award, un riconoscimento speciale di Valentina Communication, ideatrice del format GammaForum, nato in memoria della fondatrice. Il premio consisterà in un pacchetto di attività di comunicazione, un Master della 24Ore Business School, incontri con gli investitori del network BacktoWork24, un percorso di mentoring ValoreD.
Cristina Montagni

Info e regolamento sul sito GammaDonna

VIDEO LANCIO PREMIO GAMMADONNA