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Il FUTURO DELL’ITALIA CON IL PNRR
La soglia di povertà in Italia dal 3,3% nel 2005 è passata al 7,7% nel 2019 con un picco del 9,4% nel 2020. Il Paese con il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza dovrà intervenire su lavoro, digitalizzazione, transizione verde, mobilità, trasporti, istruzione, formazione, inserimento al lavoro di donne e giovani, dove l’occupazione femminile è al 53,8% contro una media europea del 67,3%. Tra le missioni del Piano ci sono l’inclusione sociale, la coesione e la sostenibilità per attuare riforme strutturali di cui il Paese ha bisogno. Da qui la giornata informativa organizzata a fine aprile dalla Direzione Rai – Radiotelevisione italiana e Usigrai (Unione Sindacale Giornalisti Rai), per fornire dati in un paese in cui spesso si parla del percepito e non della realtà sostenuta da evidenze numeriche. A spiegare le modalità del PNRR, alcuni esponenti della Rai insieme a Carmine Di Nuzzo, ispettore generale per il PNRR-MEF, Ugo Liberatore, ufficio rendicontazione e controllo MEF, Biancamaria Volpe, ufficio monitoraggio MEF, Luca Mattia, ufficio attuazione della ragioneria Generale dello Stato e Antonella Merola, responsabile della gestione finanziaria del Ministero dell’economia e finanze.

Il tavolo sul PNRR nasce per scopi istituzionali e sociali. Da un lato le istituzioni comunicano al Paese le finalità del Piano, dall’altro l’informazione interagisce con le istituzioni attraverso assemblee territoriali, comuni, regioni e Terzo settore che saranno gestiti a livello nazionale per raccontarne i contenuti. Un percorso strutturato in venti momenti in cui istituzioni e organi territoriali potranno raccogliere i bisogni delle comunità locali.

Cosa c’è da sapere del Piano
Il PNRR non è un programma di spesa ma un progetto per raggiungere risultati e obiettivi; una leva economica per realizzare riforme necessarie per il Paese. Le risorse accordate sono debiti contratti a tassi agevolati dove l’Italia ha ottenuto dall’Unione Europea 70 miliardi di euro e rendicontato 400 milioni di euro. Con il PNRR dovrà gestire 222,1 miliardi di euro in cinque anni, un’opportunità per intervenire su giovani, mezzogiorno ed emarginati. Per monitorare questi fondi verrà predisposta fino al 2026 una piattaforma condivisa nella quale si potrà accedere a documenti pubblici, open data, relazioni della Corte dei conti, del Parlamento, della Commissione Europea, informazioni della società civile e rassegna stampa compreso i materiali che la RAI produce per il Piano.
Missioni dell’Italia
Nel programma Next Generation EU, creato dalla Commissione Europea per far fronte alla crisi pandemica, sono inseriti strumenti del dispositivo di Ripresa e Resilienza che finanzia i piani dei Paesi dell’Unione. Nel 2020 l’Unione Europea per rilanciarne la crescita ha disposto il primo programma di indebitamento cambiando di fatto la politica dell’Unione. Un disegno complesso nel quale vengono erogati 750 miliardi di euro e prevedono finanziamenti con un relativo indebitamento che l’UE ha con i propri partner; prestiti agevolati relativi alla transizione energetica e digitale, sostenibilità, infrastrutture sociali, investimenti in educazione, istruzione, ricerca, supporto all’occupazione, superamento delle diversità e innovazione del sistema sanitario. Il Governo italiano accanto alla quota destinata a livello nazionale, ha aggiunto nuove risorse per sostenere progetti coerenti con gli investimenti ed altre riforme da fare.

Il Piano è strutturato in 6 missioni, e l’Italia si è impegnata con la CE a raggiungere gli obiettivi entro il 2026 per dimostrare di essere un paese moderno in grado di rafforzare il suo potenziale di crescita. Con la Commissione ha concordato 191,5 miliardi di euro per realizzare opere cruciali in parte già raggiunte. Dal lancio del piano – due anni dalla programmazione – ha concluso la riforma della giustizia civile, penale ed insolvenza, quella della PA che permetterà di “mettere a terra” gli investimenti. Non si tratta solo di cambiamenti orizzontali, ma missioni abilitanti per attrarre investimenti dall’estero; lo scorso anno è stata accolta fino al 2026 la riforma della concorrenza per aumentare le possibilità per le imprese di fare business, infine di recente è stato approvato il nuovo codice degli appalti che consente di operare sul mercato. Tra le riforme ci sono anche quelle settoriali: approvazione della misura sul lavoro sommerso, disabilità, scuola (riforma dei docenti).

In sintesi, l’Italia dovrà realizzare progetti in grado di coprire il 25% delle risorse dedicate alla digitalizzazione che andranno alla PA e alla scuola. Il 37,5% degli investimenti andranno alla transizione digitale ed ecologica mentre il 40% alle regioni del mezzogiorno. Tra i temi del PNRR c’è il DNSH – Do No Significant Harm dove la Commissione ha imposto agli Stati membri di sostenere opere in grado di non arrecare danni all’ambiente.
PNRR: traguardi e obiettivi
Rispetto al Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, l’Italia dovrà raggiungere 527 obiettivi e target europei entro giugno 2026, successivamente disporrà di 191,5 miliardi di euro. Tra i target ci sono 264 mila nuovi posti per asili nido destinati al territorio e riforme sulla digitalizzazione, transizione green, infrastrutture e mobilità sostenibile per il periodo 2021 – 2026. Nei primi due anni sono state definite riforme che hanno permesso di ricevere 70 miliardi di euro. La roadmap ha perciò ottenuto a luglio 2021 l’approvazione del PNRR dalla CE, e l’Italia ha distribuito le quote alle singole amministrazioni. A fine 2021 ha concluso i primi obiettivi e presentato le 3 domande di pagamento per terminare l’ultimo percorso riferito a dicembre 2022. Nel 2023 dovrà realizzare 96 obiettivi, i primi 27 da concludere entro giugno mentre i restanti 69 entro dicembre 2023.

Per la digitalizzazione, l’Italia punta a portare la banda ultra-larga in 18 isole minori, mentre per la transizione green deve superare la procedura di infrazione che la Commissione ha applicato nei nostri confronti per la riduzione dei rifiuti, ovvero il numero di discariche. Rispetto al “Fondo Impresa donna” sono stati assegnati finanziamenti per 700 imprese femminili e sulla mobilità e logistica, investirà in aree economiche speciali, zone nelle quali sarà avviato un piano nazionale di ciclovie: costruzione di ulteriori 200 km di piste ciclabili urbani e metropolitane destinati a Comuni con più di 500 mila abitanti. Infine, verranno assegnate 3 mila borse di studio destinate a programmi innovativi di ricerca e sviluppo (PRIN – Progetti di rilevante interesse nazionale).
Modello di attuazione del PNRR
Il Governo – siglato il contratto con la CE sui 527 obiettivi – ha messo a punto un modello per la gestione dei compiti. Dal lato organizzativo c’è una struttura dedicata all’interno della presidenza del Consiglio dei ministri, dove i temi sono trattati nell’ambito di una cabina di regia nella quale partecipano i ministri che hanno responsabilità dirette per investimenti e riforme del Piano. C’è poi il MEF – ispettorato generale per il PNRR presso la ragioneria generale dello Stato – che oltre a monitorare l’operatività del Piano e comunicare con la Commissione Europea, rendiconta ogni sei mesi i traguardi ottenuti. La governance del paese prevede che ogni amministrazione centrale è titolare di investimenti ed uffici ad hoc per eseguire le riforme di competenza. I progetti sono realizzati dai soggetti attuatori che in parte fanno capo all’organo centrale dello Stato e parte vengono realizzati attraverso bandi che riguardano gli Enti locali, i quali possono presentare progetti specifici sul territorio. Il Ministero dell’Economia e delle Finanze ha predisposto linee guida per offrire alle amministrazioni e ai soggetti attuatori indicazioni sull’attuazione del PNRR istituendo un task force che dialoga con la CE e il Parlamento, mentre il MEF redige relazioni periodiche per comunicare l’avanzamento dei lavori. Un elemento importante del PNRR si riferisce agli impatti economici dovuti alla guerra in Ucraina per l’aumento dei prezzi delle materie prime che ha indotto la Commissione Europea a adottare il REPowerEU. Questo Piano assegna nuove risorse ai paesi dell’Unione per diversificare la dipendenza energetica degli stati membri dal gas russo e spingere verso la transizione verde. In complesso ai paesi vengono assegnati 245 mld di euro e la quota per l’Italia è di 2,76 mld di euro a fondo perduto pari a 13,8%. Queste quote sono prestiti a tassi agevolati concessi agli Stati e il nostro Paese ha la possibilità di riaprire il negoziato con la Commissione per ridefinire alcuni parametri del Piano.
Piattaforma informatica Regis per il monitoraggio del PNRR
Il Regis rappresenta il sistema gestionale unico del PNRR, una piattaforma implementabile che possiede due anime. Un’anima gestionale in cui gli attori alimentano quanto viene prodotto con le risorse del Piano e l’altra consente di sapere cosa c’è dietro le missioni. All’interno del sistema confluiscono dati provenienti dal Piano e traccia le milestone e target attraverso cronoprogrammi per sapere a che punto è l’attuazione della misura e cosa c’è a livello di progetti, servizi o attività di altra natura. La piattaforma è anche dotata di strumenti in grado di interrogare altri sistemi che sono il corredo di base dell’attività del progetto. Il sistema può quindi attingere a diverse informazioni che convergono nella banca dati dell’amministrazione pubblica, gestiti dalla ragioneria generale dello Stato e misure che confluiscono nel registro nazionale degli aiuti di Stato. Infine, c’è una inter-operabilità con l’agenzia delle entrate poiché alcune iniziative si presentano come crediti di imposta (ad esempio eco bonus, sisma bonus e transizione 4.0).
Il sistema di controllo
Con gli investimenti del PNRR, la Pubblica amministrazione può effettuare controlli per garantire trasparenza, regolarità e correttezza nell’azione amministrativa. Tra le verifiche c’è l’obbligo di conseguire target e milestone secondo standard qualitativi previsti nel contratto firmato con la CE, ad esempio non arrecare danni all’ambiente (DNSH), soddisfare l’obiettivo climatico e digitale nonché garantire la corretta comunicazione e informazione.
Gestione della spesa finanziaria
Nell’ambito della gestione finanziaria un passaggio importante riguarda le modalità operative per finanziare i progetti e le amministrazioni titolari degli investimenti. In particolare, il fondo di rotazione Next Generation EU depositato presso la ragioneria generale dello Stato, può anticipare risorse per poi essere rimborsate dalla Commissione Europea. Si tratta di 191,5 miliardi di euro ripartiti in 3 diversi “contenitori”: 124,5 miliardi di euro finanziati dal bilancio dello Stato che rappresentano nuovi progetti e devono rispettare le condizionalità previste dal Piano. Se i progetti non raggiungono i target prefissati o non rispettano le condizionalità, i rimborsi non vengono effettuati. Altri 15,6 miliardi si riferiscono al Fondo di Sviluppo e Coesione e rappresentano lo strumento finanziario attraverso il quale vengono attuate politiche di sviluppo della coesione economica, sociale e territoriale. Infine, ci sono i cosiddetti progetti in essere, nati prima dell’entrata del PNRR che per particolari condizioni possono essere ricondotti ad esso.
Comunicazione del PNRR
La collaborazione fra Presidenza del Consiglio dei ministri, MEF e RAI permetterà di conoscere i progetti realizzati con il Piano, le opportunità delle imprese, degli Enti pubblici e associazioni per aumentare la fiducia dei cittadini nelle istituzioni. L’idea curata dal Portale Italia Domani, avrà una funzione “informativa” e “di servizio” dove grazie alla consultazione di sezioni dedicate si potranno conoscere bandi, link ai quale candidarsi, informazioni sul Fondo Nazionale Complementare e news su attività di comune interesse.
Cristina Montagni
Dal Centro Studi Americani riflessioni sulla parità di genere da tatticismo ad approccio sistemico
La grande sfida italiana riguarda le donne: il tasso di partecipazione femminile al mercato del lavoro in Italia è del 53%, inferiore al 67% della media europea. Il Governo negli ultimi mesi ha stabilito piani di sviluppo nel pubblico e nel privato connessi all’occupazione femminile, e con le risorse del Next generation EU – Italia circa 211 miliardi di euro – c’è l’opportunità di attuare gli obiettivi del gender gap per procedere verso una società meno selettiva e più equa. Istituzioni, enti e organizzazioni accademiche stanno pressando la politica per realizzare riforme e strategie integrate per le donne con l’istruzione, investimenti e strutture sociali e accrescere la loro partecipazione nel tessuto produttivo italiano.
Durante la live conference di aprile organizzata dal Centro Studi Americani insieme ad Inclusione Donna si è discusso sulla “Parità di genere: da tatticismo ad approccio sistemico” con l’intenzione di creare spunti di riflessione in vista del Summit G20 di ottobre. Alla tavola rotonda hanno partecipato Carlotta Ventura, former Director del Centro Studi Americani, Sila Mochi, coordinatrice di Inclusione Donna, Federiga Bindi, Senior Fellow, Institute for Women’s Policy Research, Maria Cecilia Guerra, Sottosegretario di Stato al Ministero dell’Economia e Finanze ed Elena Bonetti, Ministra per le pari opportunità e la famiglia.
Certificazione di genere e norme standard per aziende pubbliche e private
Sila Mochi sostiene che è indispensabile nominare una commissione parlamentare per le pari opportunità, acquisire i documenti dell’impatto di genere per esprimere pareri sui provvedimenti legislativi e prendere decisioni d’investimento sulle riforme con indicatori quali-quantitativi. Per fare ciò è inevitabile innescare un cambio culturale all’interno dell’imprese pubbliche e private attraverso la certificazione della parità di genere, la parità retributiva e le policy adottate dalle organizzazioni. La coordinatrice d’Inclusione Donna sostiene che bisogna spingere verso uno schema di certificazione di genere basato su norme standard da adottare in forma gratuita e facoltativa da parte delle aziende pubbliche e private e che siano premianti.
Approccio sistemico per la parità. Il punto di vista della Ministra Bonetti

La ministra è certa che serve un approccio sistemico nel riconoscere nella parità un elemento costitutivo per lo sviluppo sostenibile del nostro paese. Il Governo ha adottato posizioni radicali nei dibattiti parlamentari e con la presidenza del G20 per la prima volta si affronterà la questione dell’empowerment femminile come asset di sviluppo trasversali che punti a scelte precise nel contesto internazionale. L’Italia – con il piano Next generation EU -vuole dotarsi di una strategia nazionale per la parità di genere in accordo con quella europea 2020-2025 individuando interventi specifici nell’ambito del lavoro femminile, delle competenze, dei servizi sociali, della leadership femminile e un monitoraggio di valutazione con il bilancio di genere. Questo strumento, continua la ministra, va rafforzato coinvolgendo la politica anche in ambito territoriale. “Il Governo” spiega “sta pensando d’introdurre strumenti di indicizzazione nelle imprese per sostenere le aziende e promuovere investimenti sul lavoro femminile che porteranno ad un incremento del PIL in tutto il Paese. La questione di genere è necessaria per permettere all’Italia di fare un balzo in avanti e nel Piano di Ripresa e Resilienza – PNRR è inserito un progetto che riguarda gli investimenti nell’imprenditoria femminile, formazione STEM e digitale, fino ad arrivare alle future professioni contemplate all’interno della transizione ecologica”. Tra i vari capitoli c’è quello delle infrastrutture sociali per sostenere le comunità a partire dagli asili nido, perché l’uguaglianza è strettamente connessa alla questione demografica. In Stati dove c’è un’ampia partecipazione femminile al lavoro si verifica un incremento di nascite, maggiore sviluppo, migliore welfare e dinamismo sociale. “Per attivare queste leve” conclude la ministra “è opportuno rompere gli stereotipi che spesso escludono le donne dalle professioni scientifiche”.
Bilancio di genere strumento per abbattere le disparità sul lavoro

Maria Cecilia Guerra spiega che è sbagliato considerare le donne fragili, quindi hanno bisogno di essere accompagnate con incentivi fiscali per colmare difficoltà legate ad una natura vulnerabile rispetto agli uomini. L’attenzione deve invece porsi sulle difficoltà d’ingresso al lavoro legate agli stereotipi culturali radicati nella nostra società, dove alcune professioni non sono accettate e la carriera non è ammessa. C’è poi la difficoltà legata all’organizzazione sociale (organizzazione del lavoro e famiglia) che le vede ancora protagoniste del lavoro di cura e nella capacità di sostenere le persone non autosufficienti, figli, anziani, persone con disabilità e accudimento nei lavori domestici. Queste condizioni non attengono agli incentivi sul lavoro commenta Guerra ma si riferiscono al fatto che ancora oggi non esiste un riconoscimento sociale del ruolo di cura senza il quale la società non va avanti. “Il tema di genere attraversa tutte le politiche sociali” e aggiunge “occorre vedere come queste politiche incidono sulle donne per cancellare le discriminazioni. Uno strumento per abbattere le disparità è il bilancio di genere realizzato dal Ministero dell’Economia e delle Finanze che misura l’impatto delle politiche dello Stato sulle disuguaglianze uomo-donna. Il documento composto da 128 indicatori statistici, dal lavoro alla conciliazione della vita privata, tutela e assistenza, istruzione e violenza, consegna in dettaglio una fotografia sulle politiche da monitorare e in futuro potrà essere inserito in una piattaforma agile da controllare. Un documento articolato ma non sufficiente che va potenziato e richiede consapevolezza di tutti gli attori sociali con la creazione di competenze specifiche ed un patrimonio d’informazioni più dettagliate.
Occupazione femminile negli USA pre e post Covid – 19
La pandemia negli USA ha accresciuto le disparità tra ricchi e poveri, persone di colore e donne, ha commentato Federiga Bindi. Solo i liberi professionisti hanno continuato a lavorare senza restrizioni, anzi la pandemia è stata un’opportunità e molte compagnie private hanno dichiarato che in futuro non torneranno a lavorare in presenza e a tempo pieno. Ha aggiunto che il Covid ha prodotto un cambiamento epocale nella società americana e la classe media ha ottenuto notevoli vantaggi economici. Diversa invece è stata la situazione dei giovani e donne dove il trend occupazionale si è capovolto; sono state le donne di colore (oltre 11milioni) con bassi livelli di istruzione ad essere penalizzate contro 9 milioni di uomini e i settori femminili più colpiti dalla pandemia hanno coinvolto la cura, l’ospitalità, la ristorazione e i negozi.
Cristina Montagni